Coldiretti: «Apertura mercato cinese: opportunità per il Piemonte»
Dalla Cina sono arrivati in Italia beni per un valore di 28,5 miliardi a fronte di 13,5 miliardi di esportazioni Made in Italy nel Paese Asiatico, con un saldo commerciale negativo per l’Italia di 14,9 miliardi nel 2017. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della pace commerciale tra Usa e Cina dopo l’accordo di principio sulla riduzione del deficit americano, con l’impegno di Pechino ad aumentare in particolare l’import di prodotti agricoli ed energetici e a rivedere le leggi sulla proprietà intellettuale.
In particolare nell’agroalimentare le importazioni dalla Cina hanno superato del 29% il valore delle esportazioni nel 2017 anche per effetto delle barriere commerciali. Se, infatti, è stato rimosso nel 2016 il bando sulle carni suine italiane, al momento per quanto riguarda la frutta fresca l’Italia può esportare in Cina solo kiwi e agrumi mentre sono ancora bloccate le mele e le pere oggetto di uno specifico negoziato. Le esportazioni Made in Italy riguardano nell’ordine: il vino, l’olio d’oliva, i formaggi e la pasta.
«Potrebbero aprirsi nuove possibilità per l’export dei prodotti piemontesi ed in particolare per il comparto frutticolo – spiegano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Attualmente possiamo esportare solo i kiwi di cui la nostra regione conta una produzione di 1,2 milioni di quintali e una superficie di oltre 4.500 ettari e quasi 2.500 aziende, ma il lavoro relativo agli accordi bilaterali per pere e mele è ad uno stadio avanzato. Sicuramente quello che gode già di un buon successo ad oriente è il vino poiché i mercati asiatici registrano una forte crescita che si attesta sul 75% in Cina e sul 15% in Giappone. Inoltre, vista l’elevata qualità, dagli importatori d’Oriente stanno arrivando chiari segnali di interesse verso le produzioni piemontesi di polvere di latte di cui sono 100 mila le tonnellate annue utilizzate in Italia dalle industrie agroalimentari. Auspichiamo, quindi, che a breve possa sbloccarsi la situazione che consentirebbe di implementare l’export andando a dare nuova linfa al tessuto economico piemontese».