Incassavano la pensione sociale senza risiedere in Italia: segnalati alla Procura della Repubblica tre extracomunitari
Tra la fine di giugno e gli inizi di luglio i militari del Comando Provinciale di Vercelli hanno scoperto due cittadini extracomunitari che continuavano a incassare pensioni sociali senza di fatto risiedere in Italia.
La normativa italiana che ha istituito l’assegno sociale nei confronti di cittadini comunitari ed extracomunitari che abbiano compiuto 65 anni di età, prevede che, elemento costitutivo del diritto a tale prestazione assistenziale, sia la residenza effettiva ed abituale sul territorio italiano.
Ma da un confronto di dati, gli uomini della Compagnia di Vercelli e della Tenenza di Borgosesia hanno scoperto due cittadini, che pur continuando ad essere formalmente residenti in Italia, vivevano stabilmente nel loro paese di origine e, senza presentare le previste comunicazioni di variazione all’Inps, hanno continuato a percepire l’assegno sociale sebbene non risiedessero più in Italia.
Il meccanismo di frode era basato sul fatto che i cittadini extracomunitari, una volta arrivati ai sessantacinque anni, effettuavano il ricongiungimento familiare con i figli residenti in Italia, in modo tale da ottenere la residenza ed il permesso di soggiorno, requisiti utili a richiedere ed ottenere l’erogazione dell’assegno sociale dall’inps.
A quel punto, richiedevano l’accredito su libretti postali o bancari cointestati con i figli, in modo tale da poter rientrare nel loro paese d’origine e continuare a riscuotere regolarmente il beneficio senza preoccupazioni, avendo sempre una persona di loro fiducia sul territorio italiano.
Le Fiamme Gialle vercellesi hanno provveduto a segnalare all’Autorità Giudiziaria tre persone (i due truffatori e la figlia di uno di questi), a sequestrate due libretti postali e la somma di € 1.300 in contanti già prelevata per essere inviata in Eritrea. E’ stata inoltrata immediatamente la richiesta di sospensione all’Inps dell’assegno sociale accreditato ai due soggetti.
Negli anni i soggetti hanno riscosso mediamente un assegno superiore a 400 Euro mensili e fino ad oggi hanno indebitamente percepito più di 42.000 Euro che saranno recuperati dall’Erario.