Profughi pakistani: in attesa di una soluzione da parte delle autorità, crescono le iniziative di privati e associazioni
Vercelli rivive la situazione di emergenza già sperimentata lo scorso anno, in agosto, quando un gruppo di profughi (in prevalenza afghani) stazionò a lungo nei giardini di piazza Mazzini di fronte alla prefettura in attesa di conoscere il proprio destino.
Ora la stessa sorte sta toccando a una quindicina di pakistani, fuggiti dal loro Paese e giunti in Italia a piedi attraversando Bosnia e Turchia. Sono tutti giovani tra i 20 e i 30 anni e, una volta arrivati a Vercelli, hanno iniaziato la trafila per vedersi riconosciuto riconosciuto il diritto di asilo in Italia e per questo non si allontanano dalla Questura che deve verificare la sussistenza dei requisiti. Si tratta di un passaggio essenziale per rientrare nei canali di accoglienza e smistamento previsti dalle normative nazionali. La Prefettura sta verificando la capacità di accoglienza dei centri presenti sul territorio vercellese o limitrofi e dedicati all’ospitalità dei richiedenti asilo politico.
Intanto si moltiplicano le iniziative dei privati per portare una prima forma di assistenza ai profughi: come riferito su questo sito ieri sera, sabato 11 settembre, il Meic ha organizzato un momento di preghiera nella chiesa di S. Michele. La Caritas diocesana si sta già occupando da giorni del problema insieme a volontari di altre associazioni cattoliche sollecitate dall’Arcivescovo. Anche la Croce rossa si è attivata per fornire pasti e cresce la richiesta di attrazzare almeno delle tende in attesa di una sistemazione definitiva.