Rete del nodo antidiscriminazione a Vercelli: presentata la guida contro il cyberbullismo
«La Guida pratica contro il cyberbullismo è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Carolina, che fa parte della Rete del Nodo antidiscriminazione, e vuole essere un supporto per genitori ed educatori sia dal punto di vista normativo che dal punto di vista pratico su come porsi di fronte a questa tematica nei confronti degli studenti e dei figli. I dati – dice Lella Bassignana Referente del Nodo provinciale contro le discriminazioni della Provincia di Vercelli – ci hanno fatto riflettere sull’importanza di realizzare uno strumento fruibile che potesse essere di supporto per il contrasto del fenomeno».
Dati:
Le vittime di bullismo nella vita reale, o che qualche volta abbiano subito prepotenze, sono il 54% contro il 44% del 2020: nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%) e il 18,2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna (16,6% in modo occasionale e 1,6% in modo sistematico).
Spesso gli atti di bullismo si fondano su pregiudizi e forme di discriminazione: il 7% risulta aver subito prepotenze a causa del proprio background etnico (5,5% occasionale e 1,5% sistematico), il 6,4% risulta aver subito prepotenze di tipo omofobico (5% occasionale e 1,4% sistematico), mentre il 5,4% risulta aver subito prepotenze per una propria disabilità (4,2% occasionale e 1,2% sistematico).
Quanto al cyberbullismo, il 31% ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020 , il 14% ha subito scherzi o telefonate mute, l’11% ha ricevuto insulti tramite messaggi istantanei, il 10% tramite SMS, il 3% tramite foto o video e, addirittura, il 2% ha ricevuto minacce. In queste circostanze, il sentimento più diffuso è la solitudine e il sentirsi isolato (28%), seguito dalla rabbia (27%) e dalla paura (25%).
Motivi :
I motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri: il 54% indica il body shaming.(derisione del corpo è l’atto di deridere e/o discriminare una persona per il suo aspetto fisico ) , il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.
Per i fenomeni riconducibili al cyberbullismo (stalking/diffamazione/minacce/molestie), sono le ragazze quelle maggiormente colpite (nel 2020: 117 maschi / 134 femmine – nel 2021: 109 maschi / 155 femmine).
Il “cyberbullo” per il 90% dei casi trattati nell’anno 2021 era di sesso maschile con un’età media tra i 15 e i 16 anni di età. Tra i banchi di scuola, inoltre, possono emergere comportamenti che attengono anche alla sfera della violenza di genere.
«Abbiamo un’immagine di una generazione sempre più iperconnessa: il 22% dei giovani è connesso per più di 5 ore al giorno, mentre, il 63% si collega ad internet senza alcuna supervisione e il 10% ammette di aver preso parte ad episodi di prepotenza mentre il 6% afferma di aver utilizzato foto o video per offendere altre persone. Nella vita reale siamo noi adulti a dare loro le barriere di protezione – prosegue Lella Bassignana – dobbiamo imparare a innalzarle anche on-line, prima che minori e adolescenti giungano ad essere travolti da pensieri ossessivi ed entrare in una vera psicosi con conseguenzeanche estreme come è già successo. La scuola può svolgere la sua azione educativa illustrando ai suoi allievi i pericoli che sono nascosti dietro messaggi di sfide semplici e banali, ma non basta, è necessario l’aiuto delle loro famiglie».
«La scuola e i luoghi in cui si cura la formazione e la crescita dei ragazzi devono essere sempre più consapevoli dell’importanza di educare al rispetto – afferma il Presidente della Provincia Davide Gilardino – Il mondo di oggi vede discriminazioni su fronti differenti e il web, mondo alternativo in cui i ragazzi (ma non solo), può diventare un luogo pericoloso. È importante dunque che sia le scuole sia le famiglie siano a conoscenza dei pericoli, ma anche delle modalità con cui affrontarli e questa Guida pratica è un supporto a testimonianza dell’attenzione dell’amministrazione provinciale alla tematica».