GdF Vercelli: sequestro preventivo per 3 indagati per truffa ai danni di un’associazione filantropica valsesiana
Militari della Guardia di Finanza di Vercelli hanno dato esecuzione ad un provvedimento di misura cautelare reale, ovvero un sequestro preventivo di una somma di oltre 128.000 euro provento di ingiusto profitto, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Vercelli, su richiesta della Procura della Repubblica di Vercelli, per il delitto di truffa aggravata (artt. 640 c.p., 61 commi 1 e 11) a carico di tre indagati, in concorso tra loro (art. 110 c.p.).
Il provvedimento magistratuale è l’epilogo di un’indagine di polizia giudiziaria delegata dal Sostituto Procuratore, Dott.ssa Mariagiovanna Compare, al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo che ha tratto genesi dalla denuncia-querela di un’associazione no-profit di filantropia e di sostegno, anche finanziario, delle persone e fasce deboli della popolazione, attiva in Valsesia.
In particolare, le investigazioni, secondo le precise direttive del Magistrato, sono state incentrate sull’approfondimento dei flussi finanziari di svariati conti bancari e del contenuto delle memorie di smartphone e personal computer degli indagati, sfruttando le competenze di un Ispettore del Nucleo P.E.F. specializzato nell’acquisizione e analisi forense dei dati informatici.
Tra l’altro, la tecnologia investigativa permetteva di “recuperare” le conversazioni su whatsApp cancellate che facevano riferimento al denaro elargito dalla o.n.l.u.s. da ripartire tra gli indagati, alle fatture da far preparare all’occorrenza, alle modifiche di documenti fiscali e alla distrazione delle somme dalle finalità solidaristiche.
Infatti, le emergenze di polizia giudiziaria hanno consentito di acquisire univoche fonti di prova sul fatto che un’ingente somma di denaro, pari a circa 128.000 euro, che la o.n.l.u.s. aveva fatto confluire in un fondo acceso con le donazioni da destinare alle costose cure mediche di una bambina affetta da una patologia rara, era stata distratta dai genitori, con il fattivo concorso di una terza persona, per finalità estranee a quella di assistenza alla piccola paziente.
Per ricostruire l’effettiva destinazione del denaro, formalmente giustificata dalle fatture di spese mediche, le Fiamme Gialle sono state delegate dall’A.G. ad eseguire controlli incrociati in noti ospedali pediatrici, alcuni operanti in Liguria, Lombardia e Toscana che, a leggere quanto riportato nei documenti fiscali esibiti dagli indagati, avevano somministrato prestazioni sanitarie a pagamento. A tal riguardo, erano reperite dai finanzieri anche ricevute per cure presso lo studio, in Italia, di un medico “luminare” spagnolo e per il sostenimento di frequenti viaggi in strutture sanitarie all’estero.
Tutte circostanze completamente smentite dall’esito dei controlli dei militari che, al contrario, facevano emergere come fatture e ricevute risultassero non veritiere e create ad hoc per ottenere fraudolentemente l’elargizione, da parte dell’associazione, del denaro a titolo di ristoro per costi di assistenza mai sostenuti o solo in parte genuini.
Durante le indagini, emergeva il coinvolgimento nella truffa di una terza persona, in funzione di “fiduciaria e referente” tra l’associazione e i genitori della bimba essendo, con varie modalità, autorizzata a movimentare il denaro del fondo che, in circa due anni, grazie alla solidarietà dei donatori, erogava oltre 200.000 euro a favore della sfortunata bambina, solo marginalmente utilizzate per l’assistenza e cure.
Infatti un’ingente somma di denaro, una volta entrata nella disponibilità degli indagati, era destinata, ad esempio, al pagamento di viaggi, di abbonamenti a pay-tv e video games, all’acquisto di prodotti di numismatica, di filatelia e di beni voluttuari e, finanche, per versamenti a favore di soggetti residenti in America Latina.
Nello svolgimento delle investigazioni, la perfetta sinergia tra l’Autorità Giudiziaria e la Guardia di Finanza ha permesso di fare rapida luce su un’articolata truffa, consumata anche attraverso la creazione di documenti fiscali e commerciali non veritieri per ottenere un ingiusto profitto, che ha visto come vittime inconsapevoli una bambina sofferente e una meritoria iniziativa di solidarietà ma che ha anche riaffermato come il Corpo sia determinato a corrispondere alle istanze di giustizia provenienti dai Cittadini e dagli Enti che ripongono fiducia e affidamento nelle Istituzioni per la tutela dei diritti e delle libertà economiche.
Si rappresenta che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.