Pro, un risveglio inquietante
Pro, un risveglio inquietante, un risveglio davvero terribile dopo le due vittorie d’inizio campionato contro Pergolettese e Lumezzane. Va bene, furono due vittorie sofferte ma la sofferenza deve essere la costante di questo campionato, per i presunti Leoni ed occorre abituarsi. E contro Giana ma soprattutto Caldiero la sofferenza in campo non si è vista, almeno da me. O meglio, ha sofferto il Tifoso medio della Pro e sopratutto gli eroici Innamorati che hanno seguito la Pro a Verona, ad un orario bizzarro, in serale e con qualche centinaio di chilometri da fare al ritorno. Si è salvato il solo GianMario, gravemente insufficienti tutti gli altri, ma proprio tutti. Il Caldiero Terme, una compagine umile, determinata, volitiva, agonisticamente aggressiva, con allenatore che si è messo part time dal suo lavoro principale per guidare la squadra veneta alla salvezza. Eh sì, perché probabilmente il Caldiero non vincerà il campionato ma la grinta per salvarsi ce l’ha tutta. Quella che è mancata ai bianchi in campo, autori di una prestazione indecorosa se si incornicia a cameo la rete della bandiera di GianMario. Sì sapeva che in questo campionato avremmo dovuto soffrire ma se dopo un avvio positivo s’incappa in due brutte sconfitte e si pigliano 5 gol in 180 minuti abbondanti qualcosa non quadra, a partire dall’umiltà dei calciatori, quell’umiltà che abbiamo visto negli avversari, dal gioiellino Marras in prestito dal Monza ai senatori Molnar, Gattoni, Filiciotto ed al giocatore bandiera del Caldiero, Zerbato. Va bene, ci è stato detto e sapevamo che non potevamo permetterci la squadra dell’anno scorso che conquistò i play off con discreti alti e bassi, ma se privi il centrocampo di Haoudi e Santoro e la trequarti di Maggio e Mustacchio devi sostituirli con gente quanto meno affamata ed adatta al ruolo, pur cambiando moduli e prospettiva di gioco. Davanti, con l’infortunio a Bunino ci restano il sempreverde Comi e poi Coppola e Gheza, oltre a Condello quando rientrerà, quando. Ed a proposito di rientri speriamo sempre anche in Emmanuello, ieri in panchina, magari sarà pronto per il derby. Auguri a tutti loro, gli serviranno. Fermo restando che Schenetti si è dimostrato ampiamente fuori forma e speriamo che la recuperi in fretta, altrimenti pure la fantasia e la geometria dovremo guardarla in altri luoghi, anche perché Dell’Aquila sboccerà probabilmente come Vergara nella prossima Stagione e quest’anno la Pro funzionerà per lui come incubatore di sviluppo, sarò felice di sbagliarmi. Per ora abbiamo fatto felici invece Giana e Caldiero Terme, accompagnandoli al sorriso con una difesa allegra, spinta subito con il baricentro avanti per rimediare al gol preso a freddo, ma talmente alta che le infilate arrivavano da ogni dove, ne abbiamo prese altre tre dopo il gol spettacolo di Marras ma avrebbero potuto anche essere di più, anzi lo sono state e, vuoi l’imprecisione degli avversari vuoi qualche guizzo improvviso di esistenza in vita, le hanno evitate. In effetti la difesa balla, nessuno si è salvato ieri da una seppur risicata sufficienza e ieri dietro hanno danzato perché si sono alzati per recuperare ed anche perché pare che nei recuperi non siano proprio fulmini di velocità. A centrocampo con Iotti posizionato a fare l’uomo d’ordine e di contrasto, Rutigliano a correre ed ispirare la situazione non è migliore. Che cosa salvare della prestazione al Gavagnin Nocini di Verona ? La prestazione di GianMario Comi fino a quando è stato in campo, praticamente null’altro se non qualche guizzo indicato sopra. Quanto alla guida tecnica, che dire? Gli Innamorati sperano che si sia trattato di un doppio e casuale scivolone, certo che alle folate di gioco del Caldiero, alle geometrie semplici e veloci dei padroni di casa, alla loro aggressività sulle seconde palle e sul possesso di palla della Pro, la Pro ha risposto con leziose trame dal basso e lanci verso il centro area, poco altro. Ah, no, anche tentativi di tiri verso la porta avversaria che sarebbero stati per lo più utili come calci piazzati per il campo di rugby del complesso sportivo del Gavagnin Nocini. Serve umiltà soprattutto in chi scende in campo, serve umiltà ai giovani che non devono considerare la Pro come una semplice tappa verso la gloria, così invece pare ai più critici tra gli Innamorati, anche perché altrimenti alla gloria non arriveranno mai. Serve umiltà anche alla guida tecnica ed un poco di fantasia oltre che di concretezza nella disposizione degli uomini in campo. Forse servirebbe anche tradurre la posizione in campo di Carosso in modo diverso, ieri purtroppo la traduzione è stata tragica, terribilmente tragica. Servirebbe anche maggior entusiasmo in una dirigenza tutta che pare chiedere pazienza ed appoggio ai tifosi, peccato che quasi tutti i migliori della Stagione scorsa se ne siano andati e siano stati rimpiazzati, a veder ieri contro il Caldiero Terme, da calciatori che ti fan passare la voglia di tifare Pro, perché i calciatori da Pro sono un’altra cosa, si rimboccano le maniche e provano almeno a recuperare, senza nel mentre sognare la cempionslig quando saranno grandi e senza pensare che in fondo la loro carriera l’hanno fatta. Peraltro, ci sta perdere con le prossime due avversarie, la corazzata Padova e il fortissimo Novara. O meglio la sconfitta con il Padova sarebbe nelle cose della teoria del calcio, sono enormemente più forti di noi sulla carta e sono lanciatissimi, quattro partite e quattro vittorie, un pareggio sarebbe già un lusso come è un lusso, pare, la serie C per la Pro. Nel derby tutto può accadere, abbiamo una tradizione, vedremo come andrà. E come vorrei scrivere venerdì notte dopo la scontro calcistico al cospetto della Yamato della serie C
https://it.wikipedia.org/wiki/Yamato_(nave_da_battaglia)
che la Pro si è trasformata in uno stormo gigantesco di undici ma anche quattordici o quindici uomini volanti e letali sul campo bellissimo del Robbiano Piola. Allora scriverei che sono felice di essermi sbagliato, che si può essere talvolta avari di emozioni, soldi e idee ma che la dignità sportiva si difende sempre con il cuore e magari con la maglia bianca ed i calzoncini neri, arbitro permettendo.
Paolo d’Abramo