7 febbraio: la Giornata Internazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo

Il Nodo provinciale contro le discriminazioni della Provincia di Vercelli si occupa di contrasto ad ogni forma di discriminazione: “la discriminazione si verifica quando una persona viene ingiustificatamente trattata in modo diverso o esclusa da un servizio o da un’opportunità “ e il bullismo è una violazione dei diritti umani in quanto lede la dignità di chi lo subisce ed è contrario a principi fondamentali quali l’inclusione, la partecipazione e la non discriminazione. 
“Dal 2023 – dice Lella Bassignana – come Nodo Provinciale ci occupiamo del fenomeno e abbiamo realizzato: una Guida pratica contro il cyber bullismo, che può essere scaricata dal sito della Provincia di Vercelli, un supporto per genitori ed educatori sia dal punto di vista normativo che dal punto di vista pratico, in quanto fornisce indicazioni su come porsi di fronte a questa tematica nei confronti degli studenti e dei figli e dei corsi di formazione per docenti.”
Da tempo il bullismo è diventato un problema nelle scuole e porta con sé significative conseguenze negative per gli studenti coinvolti che possono manifestarsi anche a lungo termine.
Oggi, in Italia, almeno il 20% dei bambini sotto gli 11 anni ha subito atti di bullismo.
Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l’aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Più del 50% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni ha subito un episodio di bullismo, il 19,8% è vittima assidua di una delle“tipiche” azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese.
La percentuale di chi ha subito una violenza, sia fisica che psicologica in una età compresa tra i 14 e i 26 anni sale al 70%  : 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo.
Anche le tipologie di violenza subite sono diverse tra i generi, a eccezione delle violenze psicologiche e verbali, che colpiscono in egual misura maschi e femmine (71% in generale e per le femmine; 69% per i maschi). Si configura come un fenomeno più maschile, invece, il bullismo (M 68% e F 60%); al contrario, il cyberbullismo sembra colpire di più le ragazze (F 21% e M 16%). Tra gli atti di violenza più segnalati dalle ragazze ci sia il catcalling, ovvero commenti di carattere sessuale non graditi ricevuti da estranei in luoghi pubblici, al 61% (per i maschi solo al 6%, in generale al 40%) e le molestie sessuali al 30% (al 7 per i maschi, 23% in generale). Bullismo e cyberbullismo, così come le violenze psicologiche e verbali, prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico (79%). A seguire l’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10.5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%).
I comportamenti variano per età e genere ma i dati a nostra disposizione confermano che negli ultimi anni l’età d’esordio si è abbassata: inizialmente tra i 14 e 16 anni oggi si colloca in media tra i 7 e gli 8 anni.
“Mi preoccupa – continua Lella Bassignana Referente del Nodo provinciale contro le discriminazioni della Provincia di Vercelli – il dato relativo alle scuole primarie, dimostra come l’età di vittime e autori di bullismo e cyber bullismo sia scesa vertiginosamente rendendo necessario un intervento mirato per arginarlo. E’ importante per il mondo adulto, soprattutto quello che detiene compiti educativi, sapere riconoscere i campanelli d’allarme (sintomi emotivi, comportamentali, fisici, scolastici) che ovviamente variano in base all’età, alla gravità degli episodi, alla personalità della vittima e ai fattori ambientali protettivi.
Il compito di coloro che hanno in carico a vario titolo l’educazione (e-ducere: condurre per) è pertanto comprendere e intervenire, identificando i fattori individuali di ogni singolo studente/studentessa, leggendo correttamente le dinamiche di gruppo e il contesto. L’osservazione deve includere la comprensione dell’utilizzo dei social media, dell’ educazione e dei modelli familiari: tale approccio permetterà la pianificazione di interventi puntuali di prevenzione primaria, secondaria o terziaria.”

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