Borgosesia: punto nascite salvo, ma a “mezzo servizio”. Riboldi: «Nessuna smobilitazione per la sanità valsesiana»

Un momento del summit nell'aula consiliare di Borgosesia

La Regione Piemonte cerca di disinnescare la bomba a orologeria attivata con l’annuncio della chiusura del punto nascite all’ospedale di Borgosesia. E lo fa nel corso di un incontro tenuto proprio nella sala consiliare del capoluogo sesiano. Alla riunione molto partecipata, l’assessore alla sanità della Regione Piemonte Federico Riboldi (accompagnato dal suo consulente, Federico Nardi, presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) ha presentato ai sindaci dell’ambito territoriale Nord dell’Asl di Vercelli, il piano regionale per l’ospedale cittadino. Si tratta di un documento articolato in diversi punti, che dichiara il duplice obiettivo di rafforzare l’offerta ospedaliera e di garantire maggiori servizi territoriali. 

Complessivamente positivo il giudizio del sindaco di Borgosesia, Fabrizio Bonaccio, che ha promosso l’incontro: «Il programma che ci presenta la Regione Piemonte è estremamente concreto e studiato su misura per le  necessità della nostra area e le potenzialità del nostro ospedale. Da mesi stiamo lavorando intensamente per trovare una soluzione che non sia una risposta demagogica, ma che si distingua, finalmente, per essere adeguata e realistica: insieme al presidente della Regione Alberto Cirio e all’assessore Riboldi, abbiamo valutato tutte le variabili in campo, abbiamo incontrato professionisti della sanità, esponenti dei servizi sociali e anche i rappresentanti del nostro tessuto industriale, che in più occasioni hanno dato prova di avere a cuore il benessere dei cittadini del territorio e che si sono impegnati a sostenere il progetto laddove le risorse pubbliche non riuscissero ad arrivare. Grazie a questo lungo e intenso lavoro, posso dire con coscienza di aver raggiunto un risultato che rispetta le caratteristiche e le necessità del nostro territorio. Un ospedale che tutela la salute dei cittadini. Proprio per questo il punto nascite non verrà chiuso, ma cambierà organizzazione: a Borgosesia si potrà continuare a nascere in tutti quei casi in cui si presentino parti naturali, mentre in caso di situazioni particolari o di parti cesarei, le mamme verranno inviate in strutture specializzate».

Insomma la classica soluzione “tampone” anche se bisognerà capire che procedure saranno attivate in casi di complicazioni inattese al momento del parto.

Tuttavia l’esito finale di questa vicenda appariva già chiaro nei giorni scorsi quando gli esponenti di spicco di Fratelli d’Italia in provincia, il capogruppo in consiglio regionale Carlo Riva Vercellotti e il coordinatore provinciale Davide Gilardino, davano atto che «è vero che sul punto nascite esiste un problema reale, non più eludibile e legato al calo del numero dei parti che mette a rischio la sicurezza dei nascituri e delle loro madri, ma è altrettanto vero che il programma che Regione e Asl stanno costruendo deve vedere il coinvolgimento pieno di tutti i sindaci del territorio per potenziare e rilanciare l’ospedale e rappresenta la migliore risposta che la politica possa dare». Insomma: il punto nascite è di fatto destinato quanto meno a un ridimensionamento, ma sul resto si può discutere. E così è stato.

Sul fronte opposto, quello dei banchi di minoranza in assemblea regionale, continuano però a piovere critiche, seccamente riassunte dalla consigliera vercellese del Pd Simona Paonessa: «Tutto il territorio, come noi, ha appreso da fonti giornalistiche della possibile chiusura del punto nascite presente all’ospedale di Borgosesia. Oltretutto, sembra sia l’unico punto nascita in procinto di chiudere, nonostante non sia l’ospedale con meno nascite della regione. Questo renderebbe ancora più grave, un fatto che lo è già di per sé oltremisura (…) La destra ha declamato slogan basati sulla retorica del “nessuna chiusura”. Ecco, al riguardo l’assessore Riboldi dia delle risposte a tutto un territorio».

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.