Il presepe educa alla «vita buona del Vangelo»

Il messaggio natalizio dell’arcivescovo padre Enrico Masseroni rivolto a tutte le comunità della diocesi

Ecco il testo integrale del messaggio natalizio inviato dall’arcivescovo, padre Enrico Masseroni, a tutte le comunità della diocesi.

 

Ho visto più volte i volti curiosi dei bimbi davanti al presepe. Alle loro spalle papà e mamma guardano nella stessa direzione. Due scene speculari: da una parte il piccolo paesaggio di muschio che brulica di immagini sotto il cielo trapuntato di stelle; dall’altra, una bella famigliola, con i bimbi che osservano  e sognano. Le statuine sono quelle di francescana memoria: ci sono i pastori in mezzo ai loro greggi; c’è il noto personaggio della tradizione iconica piemontese, il Gelindo che scruta l’orizzonte illuminato da una grotta. E naturalmente, la cometa, che sembra arrampicarsi nell’azzurro del cielo a segnare il passo dei cercatori di Dio venuti dall’oriente, i magi. Lo sguardo dei bimbi osserva, immagina, sogna e forse pone domande a papà e mamma. Parole e immagini dicono il mistero. Il presepe ha una straordinaria forza evocativa; è un evento educativo, soprattutto se le parole di mamma e papà dicono la verità del mistero. I bimbi, infatti, sono già capaci di capire, come hanno capito i rudi pastori nella notte di Betlemme. A loro fu un angelo a dare notizia, senza sconti: “Ecco, vi annuncio una grande gioia…oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore che è il Cristo Signore…Troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (Lc 2,11-12).

Il codice educativo del presepe è scritto in tre immagini: Gesù, i poveri e la pace.

Solo la fede trasparente dei pastori sa accogliere; i semplici possiedono l’intelligenza del mistero. E’ falso quanto scriveva Rousseau, il filosofo di Ginevra di grande successo, pendolare tra calvinismo e cattolicesimo: egli pensava che il sentimento religioso fiorisse molto tardi nell’età evolutiva, teoria che affidava alla celebre Professione di fede del vicario savoiardo, un prete della Savoia, caduto in disgrazia del suo vescovo.   In verità già nell’infanzia si affaccia l’immagine di un Dio amico, portatore di gioia e di pace nel cuore degli uomini e soprattutto degli umili.

Per questo i genitori e gli educatori, non sprovveduti, non perdono la suggestiva occasione per raccontare la consolante verità del Natale, senza confusione. Forse in casa c’è anche l’albero verde con le luci pendule che sembrano stelle; forse in casa entra pure il goffo benefattore che riempie tutte le ore del palinsesto organizzato dal dio consumo.

Ma in ogni casa non  deve mancare quell’angolo verde che trasmette  un altro messaggio, parla un altro linguaggio, per dire che il Natale è il giorno del grande incontro: il Figlio di Dio è nato in una grotta povera, misera, ma ricca, anzi ricchissima di amore: quello di una madre, Maria, e quello di Giuseppe: i primi contemplativi di un Dio fattosi bimbo per salvare il mondo dall’egoismo, dalla disperazione, dalla violenza e dal non senso: per donare pace.

Forse i bimbi nell’età dell’infanzia, non sono in grado di percepire sino in fondo le parole dell’angelo annunciate nella notte  ai pastori:  Gesù è salvatore. Lo capiranno più tardi,  quando si porranno le domande del senso della vita,  l’interrogativo del perché si viene al mondo. Ma sono già in grado di percepire e immaginare la prossimità di un Dio amico, capace di donare amore e di vincere il male che inquina di sofferenza il mondo dei bimbi. Insomma, il presepe parla, educa, dona speranza. Ma bisogna costruirlo in ogni casa, in ogni cuore: soprattutto in quello dei bimbi, per aiutarli a immaginare un mondo più bello e più vero.

Padre Enrico arc.

 

*I sacerdoti sono invitati a leggere questo messaggio augurale dell’Arcivescovo nella notte di Natale alla loro comunità.