Il messaggio di Pasqua dell’Arcivescovo: «La risurrezione illumina il nostro sguardo»

Mons. Marco Arnolfo

In questo giorno di Pasqua pubblichiamo il messaggio scritto appositamente dall’Arcivescovo , mons. Marco Arnolfo, per i lettori del Corriere esuebiano.

Carissime sorelle e carissimi fratelli,

Gesù Cristo è risorto! è veramente risorto!

Questa è la vera notizia che tutta l’umanità da sempre attendeva e che non finirà mai di stupirci. Gesù è risorto e con la sua risurrezione ha spalancato per tutta l’umanità nuovi orizzonti, ha oltrepassato l’invalicabile, ha fatto trionfare la vita sulla morte. Nulla è come prima, la nostra esistenza ha una prospettiva nuova, non solo dopo la morte, perché la risurrezione ci coinvolge già adesso. Illumina il nostro sguardo di speranza anche nei tempi tristi di pandemia o nei luoghi di sofferenza come il carcere o l’ospedale. Tutto sta nello scoprire il segreto della risurrezione: la fiducia totale di Gesù nell’Amore del Padre che non lo avrebbe mai abbandonato. È questa la password per passare oltre la notte buia… anche della morte, la fede nell’amore smisurato di Dio che ci ama oltre ogni nostro merito.

Mi hanno colpito le parole di saluto di un carcerato che a nome di tutti i detenuti, mentre si porgevano dei fiori davanti all’immagine della Madonna di Loreto, ringraziava perché la visita del Vescovo, nell’occasione della celebrazione della Pasqua, favoriva la rinascita di relazioni genuine e familiari tra di loro. Relazioni di ascolto e dialogo sincero, di accoglienza e sostegno reciproco, che certamente risplendevano, tra Maria, Giuseppe e Gesù, e che al santuario di Loreto si invocano per ogni famiglia, soprattutto nel giubileo lauretano ancora in corso.

Anche il carcere può diventare casa di Nazareth, abitata da una famiglia se ognuno, risorto con Cristo, lascia emergere l’uomo nuovo, illuminato dai sentimenti di attenzione e premura verso gli altri e naturalmente cerca di reprimere in se stesso l’uomo vecchio dominato dai sentimenti di egoismo, prepotenza o indifferenza.

Non è un esercizio facile per nessuno vivere da risorti con Cristo, avere il pensiero prima per gli altri che per se stessi, cambiare vita. Ci siamo abituati per anni a guardare solo ai nostri interessi, non curanti delle sofferenze degli altri e dei danni irreparabili al pianeta. Qualcosa però sta cambiando. Sembra che la pandemia oltre ai tanti effetti devastanti sulla salute, sui rapporti sociali, sull’economia stia scuotendo un po’ anche le nostre coscienze, ci aiuti a ritornare all’essenziale, a interrogarci sui nostri comportamenti e sugli atteggiamenti interiori che li determinano.   

Impressionante è stata l’affluenza, anche se ordinata secondo le regole della sicurezza, alla celebrazione della penitenza comunitaria, a testimoniare il desiderio innato in ciascuno di voler ricominciare, risorgere, forse approfittando dell’occasione di non dover dire i propri peccati ad un uomo, seppur prete, per toglier un peso dalla coscienza, piccolo o grande. Bella questa partecipazione che indica che ci si vuol prendere cura della propria vita interiore, della propria spiritualità, senza la quale perdiamo la nostra fisionomia umana più vera e continuiamo a vivere con le maschere, non del covid, ma del personaggio che ci siamo ritrovati.

Non potrà esserci una vera ripresa economica e sociale se non partendo da una conversione personale di ciascuno e questa diventerà possibile solo quando non punteremo tanto sulla nostra forza di volontà, ma piuttosto sulla disponibilità ad accogliere l’altro, che è sempre portatore di novità e di doni. È nell’altro in cui il Risorto si nasconde e ci dice: «oggi voglio fermarmi a casa tua». Se come Zaccheo l’accoglieremo pieni di gioia sperimenteremo anche noi l’amore di Dio in noi che ci permetterà di ricominciare in modo nuovo: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Sentiremo la parola del Signore per noi: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza». Buona Pasqua di cuore a tutti.

+Marco Arnolfo, Arcivescovo