L’Arcivescovo: «L’impegno della diocesi di Vercelli per l’accoglienza e l’integrazione»

«Grazie all’apporto di tutti, il nostro territorio deve sempre più diventare un “cantiere” aperto per far crescere la cultura del dialogo»

Mons. Marco Arnolfo

Pubblichiamo questo messaggio sottoscritto dall’Arcivescovo, mons. Marco Arnolfo, da Ufficio Migrantes, Caritas Diocesana e Pastorale Universitaria.

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«La civiltà ha fatto un passo decisivo – scriveva il cardinale e teologo francese Jean Daniélou – forse il passo decisivo, il giorno in cui lo straniero, da nemico (hostis) è divenuto ospite (hospes). Il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite, allora qualcosa sarà mutato nel mondo».

Queste parole profetiche, pronunciate all’inizio degli anni ’50, risuonano di impellente attualità, con tutta la forza di un’istanza morale indifferibile, nella temperie storica che il nostro paese sta attraversando, in cui prevalgono sentimenti e umori irrazionali di chiusura e di paura di fronte all’altro, allo straniero venuto a bussare alle nostre porte: è la paura fondamentale di fronte allo sconosciuto entrato nella “mia” terra, nel “mio” spazio vitale, con conseguenze impreviste ed imprevedibili. «Queste paure sono legittime – ha affermato il Santo Padre Francesco all’inizio dell’anno – fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non è un peccato. Il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l’odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare all’incontro con l’altro, all’incontro con il diverso, all’incontro con il prossimo, che di fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore».

L’itinerario, spirituale e psicologico ad un tempo, richiesto ad ogni cristiano è dunque quello di superare in un colpo solo angosce e paure, precomprensioni e diffidenze, per aprirsi con generosità e fiducia alla dimensione feconda dell’incontro, portatrice di relazione e di interrelazione.

In questa prospettiva anche la nostra Chiesa eusebiana, alla vigilia delle celebrazioni in onore del proprio Santo patrono Eusebio, si unisce alle numerose voci levatesi in seno alla Chiesa italiana affinché, superato ogni atteggiamento di chiusura preconcetta, anche il nostro territorio possa aprirsi senza remore a quella «convivialità delle differenze» recentemente sollecitata a gran voce dalla Commissione Episcopale CEI per le Migrazioni.

La nostra Diocesi già da parecchi anni si sta muovendo in questa direzione, fornendo, anche al tessuto sociale e civile, indicazioni concrete di risposta alla mentalità fuorviante che anche nel territorio locale sta facendo breccia da molte parti: la “Festa dei popoli” celebrata ogni anno, all’inizio dell’autunno, rappresenta forse l’indicazione più eloquente in questo senso, ma numerose altre iniziative favoriscono la crescita di un’autentica cultura dell’ospitalità, grazie al contributo di Migrantes, Caritas, Comunità di S. Egidio, gruppi e singoli, cristiani e laici.

Grazie all’apporto di tutti, il nostro territorio deve sempre più diventare un laboratorio ideale e un cantiere aperto per far crescere una cultura del dialogo, della solidarietà e dell’integrazione, l’unica in grado di porre un argine alla pseudo-cultura degli stereotipi e degli steccati, aiutandoci a interrogarci sulla nostra identità più profonda di cristiani e, al tempo stesso, sui nostri condizionamenti storici, culturali, sociologici, psicologici.

Ma è impossibile ottenere questo risultato se non partendo dalla preghiera, come hanno dimostrato le recenti esperienze del pellegrinaggio regionale dei migranti e della Comunità di S. Egidio.

L’imminente solennità di S. Eusebio ci offre una nuova, stimolante occasione in questo senso, chiamando a raccolta, attorno al venerato protovescovo,  vercellesi di origine e “ospiti” di tutte le culture, provenienze e identità, accomunati dalla ricerca della promozione dei valori umani della convivenza solidale e della pace.

Anche i pellegrinaggi diocesani del mese di agosto, Oropa e Lourdes, ci forniranno un forte stimolo di richiamo al senso autentico del camminare insieme, spiritualmente uniti a coloro che si rendono viandanti per terra e per mare, alla ricerca di forme più sicure di sopravvivenza e che si vedono, negli ultimi tempi, identificati come un pericolo da tenere lontano dai nostri porti e a cui chiudere tutte le nostre porte.

“Camminare insieme a loro e per loro” deve così diventare la parola d’ordine della celebrazione di S. Eusebio in questo anno 2018, in cui siamo chiamati ad affrontare con spirito evangelico e rinnovato slancio la sfida di una fede autenticamente capace di incarnarsi, ancora una volta, nella nostra storia.

+ Marco Arnolfo, Arcivescovo

con Ufficio Migrantes, Caritas e Pastorale Universitaria

(Leggi la notizia e gli approfondimenti sul Corriere eusebiano in edicola. Sul numero del 28 luglio lo Speciale S. Eusebio sarà interamente dedicato a questi temi)