Coldiretti: «La mancata proroga dei permessi ai lavoratori extracomunitari mette a rischio la raccolta di frutta, ortaggi e la vendemmia»
La mancata proroga dei permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia mette a rischio la vendemmia, la raccolta della frutta e degli ortaggi con le imprese che rischiano di trovarsi a ranghi ridotti in un momento delicatissimo della stagione, proprio mentre si discute l’ipotesi di introdurre il green pass sui luoghi di lavoro. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti che ha scritto una lettera al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per chiedere un intervento immediato capace di dare risposte alle esigenze delle aziende agricole per le quali il momento della raccolta rappresenta il frutto di investimenti economicamente rilevanti dell’intera annata agraria che per nessun motivo possono andare perduti.
“Da qui la necessità di prorogare – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – i permessi di soggiorno scaduti lo scorso 31 luglio almeno fino al 31 dicembre 2021, onde evitare che molti lavoratori siano costretti a tornare nel loro Paese. Si tratta peraltro di operai agricoli stagionali qualificati che ormai da anni sono impiegati sul nostro territorio. Al fine di assicurare in Piemonte, soprattutto, la vendemmia è importante anche anticipare la pubblicazione del decreto flussi per il 2021 che possa consentire già dai primi di settembre la presentazione sia delle istanze per lavoro stagionale che le richieste di conversione dei permessi stagionali. Per salvare le produzioni Made in Piemonte occorre anche dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter lavorare nei campi attraverso una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. In Piemonte i voucher sono utili soprattutto nel periodo della vendemmia, ma non sono solo: ad usufruirne negli anni scorsi sono stati più di 8 mila imprese ortofrutticole ed oltre 5 mila aziende vitivinicole per generare circa 13 mila posti di lavoro durante la raccolta dell’uva. Con appena lo 0,3% degli infortuni da Covid 19 – ricordano Moncalvo e Rivarossa – che hanno interessato il settore dell’agricoltura, il lavoro in campagna è peraltro è il più sicuro grazie all’attività all’aperto e alla possibilità di mantenere le distanze anti contagio”.