Il triangolo della conoscenza per contrastare il collasso delle università

Fa ancora eco il discorso del rettore del rettore dell’ateneo del Piemonte Orientale Cesare Emanuel, in merito alla crisi che ha investito anche il mondo accademico, scolastico e della cultura: “Parole d’ordine: formazione, ricerca e innovazione”

Teatro civico gremito di autorità, docenti, studenti, gente comune: il tutto per l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2012 2013 dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”. Tanti applausi e grande interesse per i discorsi pronunciati dalle massime cariche, tra cui quello del rettore del polo, Cesare Emanuel, che ha toccato tutti i punti – passati, presenti e futuri – riguardanti l’ateneo:

“Durante l’ultimo anno accademico l’ateneo “Avogadro” – ha detto – ha registrato molti cambiamenti in linea con la Riforma Gelmini: nuovo Statuto, riorganizzazione dipartimentale, rinnovate assemblee di governo dell’Ateneo, nuovo Rettore e Direttore generale, riadeguamento dell’offerta formativa.

Sullo sfondo si sono profondamente trasformate le strutture economiche, sociali e culturali del Paese, a causa dell’internazionalizzazione dei mercati e degli scambi e della crisi economica. In quattro anni il fondo di finanziamento ordinario è stato tagliato del 10% circa, impedendo gravemente lo sviluppo dei nuovi atenei. In generale le immatricolazioni sono calate, il turnover del personale è stato contenuto al 20%, sono stati contratti gli investimenti per il diritto allo studio. In compenso la ricerca scientifica, con enormi sforzi, non è arretrata, grazie ai programmi lungimiranti del decennio precedente. Non sono episodi congiunturali o di breve durata; si sta perdendo l’orizzonte di lungo periodo. C’è il serio rischio di catapultare l’Università “fuori dall’Europa”, impedendole di partecipare ai grandi progetti internazionali.

Rispetto a questi dati, l’Università del Piemonte Orientale pare essere in controtendenza. È aumentato del 3% il numero delle immatricolazioni e il corpo docente è stabile; la ricerca ha proseguito la sua produzione con buoni risultati; si sono estinti debiti pregressi e stanno per essere consegnati nuovi spazi per la didattica, la ricerca e l’amministrazione. Il conto consuntivo del 2012 è in pareggio, come pure il bilancio di previsione del 2013. Una patente di potenziale “virtuosità”, insomma.

Eppure le minacce incombono. La comunità scientifica italiana non è né omogenea né solidale, ma un insieme composito di istituzioni animate da interessi, attese e vocazioni privi di un orientamento comune. Mancando le risorse, possono innescarsi processi selettivi capaci di penalizzare le università strutturalmente più deboli, più esposte e più giovani. Si rischia, insomma, non solo di avere un’“Università fuori dall’Europa”, ma anche “fuori dal territorio. C’è il pericolo che le università vengano ricentralizzate in poche grandi città, aumentando così le barriere alle iscrizioni degli studenti e vanificando gli sforzi di scambiare saperi e innovazioni tra i territori locali e le reti globali.

Per scongiurare queste sinistre avvisaglie, occorre assumere come riferimento operativo il cosiddetto triangolo della conoscenza, in cui figurano come vertici la formazione, la ricerca e l’innovazione e i cui lati definiscono le reciproche relazioni. Non si possono più perseguire indirizzi univocamente orientati verso un solo vertice del triangolo e/o manifestare disinteresse verso ciò che non appartiene direttamente al proprio campo d’azione.

Da queste premesse si possono enucleare alcuni traguardi verso cui puntare:

  1. crescita del numero degli iscritti, riduzione degli abbandoni e recupero della mobilità passiva (studenti del territorio che si iscrivono in altri atenei);

  2. ruolo cruciale all’attività di ricerca, di assistenza, di sperimentazione, di innovazione e di brevettazione;

  3. oculato controllo della spesa e del risultato;

  4. tripolarità delle sedi come espressione di un unico sistema formativo, della ricerca e dell’innovazione;

  5. stabilizzazione dell’offerta formativa e suo adeguamento agli standard europei;

  6. cooperazione interdipartimentale, alleanze interateneo, programmi internazionali (es.: Giurisprudenza a Novara, Economia aziendale ad Alessandria, sinergie didattiche con il Politecnico e l’Università di Torino e con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo);

  7. rafforzamento del sistema dei servizi;

  8. qualità e accreditamento;

  9. nuovo modello di organizzazione del lavoro, in cui far convergere le prestazioni tecniche, amministrative e cognitive della comunità universitaria in filiere operative efficienti;

  10. un Ente per il diritto allo studio del Piemonte orientale”.