La città di Crescentino commemorerà l’eccidio dei IX Martiri

È in programma per la prossima domenica 6 settembre a Crescentino la cerimonia di commemorazione dei IX Martiri avvenuta per rappresaglia nazifascista l’8 settembre del 1944 sul piazzale della stazione ferroviaria.

A causa delle stringenti normative anti “Covid-19”, quest’anno non si terrà il tradizionale corteo lungo le vie del centro storico. Appuntamento direttamente alle 11 in piazza IX Martiri per la messa, celebrata dal parroco don Edoardo Swiatkowski, cui seguirà un breve momento di commemorazione alla lapide dei nove civili caduti e la deposizione della corona d’alloro. In caso di maltempo la celebrazione eucaristica sarà celebrata in chiesa parrocchiale. Ai partecipanti è fatto obbligo di indossare la mascherina e mantenere la distanza interpersonale di almeno 1 metro.

La cittadinanza è invitata ad esporre il tricolore dalle proprie abitazioni.

Da un testo scritto dalla professoressa Marilena Vittone:

“L’eccidio avrebbe segnato la storia e la memoria futura della popolazione, che allora soffriva per la fame, per il freddo e per il controllo poliziesco del territorio e comprendeva 1500 sfollati provenienti dai grandi centri bombardati. A fine agosto 1944, in città, erano stati catturati 35 civili in risposta ad un’azione partigiana e incarcerati. Dopo la mediazione del parroco di Sulpiano, don Giuseppe Balossino, e di Joseph Steiner, un tedesco che aveva sposato una crescentinese, il colonnello Buch di stanza a Vercelli (comandante della zona di sicurezza 23) e i capi fascisti avevano deciso di liberare venti ostaggi. Ne restavano in prigionia ancora quindici. Allora, i partigiani di una brigata che aveva sede a Verrua Savoia (poi, confluirà nella VII Divisione Autonoma Monferrato) decisero, per la sera del 7 settembre, di effettuare un colpo di mano al caffè della stazione dove, come un informatore aveva detto loro, si recavano alcuni soldati tedeschi, addetti alla requisizione di fieno e bovini per l’esercito e stanziati presso la cascina Alemanno. Sarebbe stato possibile prenderne uno in ostaggio e proporre alle autorità uno scambio. Nel locale, gestito da Edoardo Castagnone, alle 21, irruppero i partigiani. Al “mani in alto”, un tedesco reagì sparando. Nello scontro che ne seguì un milite fu ucciso e un altro ferito. La squadra partigiana tornò velocemente all’accampamento, ma dopo qualche ora giunsero le Brigate Nere di Vercelli per rastrellare ostaggi (per un tedesco ucciso – dieci italiani). Quella fu una lunga notte; gli arrestati furono moltissimi e detenuti alle Scuole Elementari di Crescentino. All’alba, sopraggiunsero la Polizia tedesca e le SS italiane incaricate di eseguire la fucilazione alla stazione. Era arrivato il momento della vendetta e di dare una lezione al paese dei ribelli! La scelta dei nove civili non fu casuale. Erano perlopiù legati alla Resistenza e certamente ci furono spie che li segnalarono ai nazifascisti. Joseph Steiner fece da mediatore cercando di scagionare altri crescentinesi, tra questi Giuseppe Borgondo mutilato di guerra nella campagna di Russia e Guglielmo Alemanno, padre di quattro figli e reduce di guerra. In un clima di terrore, alle ore 8, gli ostaggi furono sistemati lungo la staccionata del gioco delle bocce, con la schiena rivolta al plotone di esecuzione. All’ordine di fare fuoco, Michele Schiavello tentò di scappare, ma invano. Tutti vennero falciati e finiti con il colpo di grazia. Fino a nuovo ordine, le vittime avrebbero dovuto restare per 48 ore sul piazzale, ma Steiner intervenne nuovamente con i capi nazifascisti perché il giorno successivo si svolgessero i funerali. Il parroco, don Casetti (purtroppo a fucilazione avvenuta) riuscì a somministrare l’estrema unzione. “Per le vie del paese non si udivano che scoppi di pianto, singhiozzi sommessi, ma soprattutto accenti di maledizioni per gli autori di tanto scempio… La sera del 9 ebbero luogo i funerali solennissimi e gratuiti”. Intensa la partecipazione alle esequie; molti accorsero dai paesi vicini, anche se per venire a Crescentino si correvano reali pericoli e vollero testimoniare con la presenza l’affetto per i Nove Martiri. Vennero, subito, chiamati così: Enrico Marsili, Michele Schiavello, Eugenio Lento, Ettore Graziano, Giacomo Petazzi, Giovanni Pigino, Edoardo Castagnone, Giuseppe Arena, Mario Rondano. Il più giovane aveva 18 anni, il più anziano 60”.