Liberalizzazioni: Fipe-Ascom contro il governo

Saggia e Bordonaro: «Troppo facile ottenere una licenza che consente la somministrazione di alcol»

Nonostante le indicazioni del Piano d’azione europeo del Who (World Health Organization, l’Organizzazione Mondiale della Sanità), che sollecitano i Governi dei paesi membri di far ricorso a un sistema di licenze e autorizzazioni per le attività che effettuano somministrazione di alcol, il Consiglio dei ministri prosegue sull’abolizione dei vincoli per l’apertura di bar e ristoranti.

 

Le nuove aperture pertanto sarebbero possibili anche solo presentando una semplice Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) in conflitto con quanto previsto in tema di pubblica sicurezza. Anche la commissione Attività produttive della Camera e la X commissione del Senato avevano suggerito al ministero dello Sviluppo economico, principale referente del decreto legislativo in discussione, che non si può non tenere conto del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza che fino ad ora ha disciplinato il settore.

 

“La bozza di questo decreto legislativo che dovrebbe completare l’iter di recepimento della Bolkestein – dichiara il presidente Fipe-Ascom Ristoranti, Giuseppe Saggia – va ben oltre la stessa direttiva dove comunque sono previste numerose fattispecie di deroga al principio generale di liberalizzazione, compresa quelle per la tutela dell’ordine pubblico e della salute. E supera anche il contenuto del Piano d’azione europeo 2012-2020 elaborato dal Who proprio per controllare la somministrazione di alcolici; documento per altro già sottoscritto dal Governo italiano”.

 

“Ci auguriamo” – chiude Camillo Bordonaro, Presidente Fipe-Ascom Bar – “che il Governo si renda conto dei rischi sottostanti e apporti dei correttivi per salvaguardare anche un interesse generale, cioè evitare il proliferare di incontrollate attività che possano somministrare alcol”.