Vercelli: la Polizia penitenziaria scopre un microtelefono cellulare nascosto in una cella del carcere di Billiemme

Il carcere di Billiemme

La Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Vercelli, durante un’accurata attività di controllo, ha rinvenuto un microtelefono cellulare. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

“Un sequestro importante che conferma, per l’ennesima volta, quanto sia cruciale e imprescindibile il lavoro silenzioso ma costante degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria”, evidenzia Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del SAPPE. “Verso le ore 8.15, durante la perquisizione ordinaria di alcune celle, gli Agenti hanno ritrovato in una di queste, abilmente nascosto dietro uno degli interruttori, un “microtelefono” con tanto di due cavetti di ricarica e scheda SIM ancora presente all’interno. Gli oggetti ritrovati venivano posti sotto sequestro, a disposizione dell’A.G. procedente. È grazie esclusivamente all’impegno dei Baschi Azzurri, al loro coraggio e al loro senso del dovere che si continua a garantire legalità e sicurezza all’interno delle carceri, nonostante una cronica e ormai insostenibile carenza di personale”.

“Il SAPPE”, prosegue il sindacalista, “ringrazia pubblicamente tutto il personale operante presso il Reparto di Vercelli: siete la vera colonna portante dell’Istituzione, un esempio concreto di dedizione e senso dello Stato”. “Oggi più che mai, è doveroso affermarlo con forza: la Polizia Penitenziaria c’è! E merita rispetto, risorse e riconoscimenti”, conclude Santilli.

“Il personale del Reparto di Vercelli ha dimostrato, una volta di più, il ruolo centrale della Polizia Penitenziaria nel sistema sicurezza del Paese”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “L’ingresso illecito di cellulari negli istituti è ormai un flusso continuo”, denuncia, e ricorda che non è la prima volta che il SAPPE chiede nuovi provvedimenti per inibire l’uso di strumentazioni tecnologiche nelle sezioni detentive. “Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati – rimarca il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo -. La cosa grave è che denunciamo queste cose ormai da 10 anni e nessuno ha ancora fatto qualcosa.  Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel Codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”, conclude Capece.

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