Confagricoltura e Cia: «Quotazioni del riso insostenibili»

«Il prezzo di vendita permane al di sotto dei costi di produzione. Così le aziende non ce la fanno»

Confagricoltura Vercelli-Biella, Novara-Vco e Cia Novara, Vercelli e Vco denunciano il perdurare dello stato di crisi della risicoltura determinato da quotazioni di mercato del risone economicamente insostenibili per le aziende. Il prezzo di vendita è da diverso tempo collocato ben di sotto dei costi di produzione, come, correttamente, è stato rilevato dall’analisi del “Bilancio Economico dell’Azienda Risicola “, dell’Associazione dei Laureati in Scienze Agrarie e Forestali di Vercelli, che ha indicato le quotazioni minime dei prezzi che le aziende sono in grado di sopportare.

L’attuale campagna di commercializzazione si è aperta con quotazioni, per alcune varietà, prossime alla soglia minima di convenienza; gli attuali prezzi di mercato sono la risultante di un costante crollo dei prezzi che, da dicembre ad oggi, ha raggiunto percentuali che si attestano attorno al 20-30%.

Alla luce delle considerazioni esposte le scriventi Organizzazioni di Categoria ritengono ingiustificato l’atteggiamento che l’ industria risiera sta portando avanti sul fronte del ribasso delle quotazioni di mercato, dando l’impressione che sia in corso un tentativo di una robusta speculazione ai danni della parte agricola della filiera italiana del riso.

Auspichiamo quindi, prima che siano causati danni irreparabili alle aziende agricole del settore, che l’ industria prenda atto della situazione e si attivi per avviare un percorso diverso da quello attuale. Un percorso che sia costruttivo, dialogante e che coinvolga i diversi soggetti per condividere un obiettivo strategico comune in grado, da un lato di remunerare in termini corretti e sostenibili la produzione di riso, e dall’ altro di consentire all’ industria italiana di operare sui mercati nazionali ed esteri.

Senza un rialzo delle quotazioni dei prezzi del riso e un riequilibrio dei costi di mercato, centinaia aziende risicole e con esse il loro tradizionale indotto potrebbero cessare la propria attività, mettendo a repentaglio l’economia di un intero territorio che da sempre, tradizionalmente, è stato vocato alla risicoltura.