Caso Malfi: il Tribunale del riesame accoglie l’appello della Procura
Ulteriori sviluppi nelle indagini avviate dalla Procura della Repubblica di Vercelli a carico dell’ex prefetto di Vercelli (ora destinato alla Prefettura di Salerno) Salvatore Malfi. A Tal proposito riportiamo integralmente il comunicato, a firma del Procuratore della Repubblica, recapitato oggi a tutte le redazioni giornalistiche locali.
«Nell’ambito del procedimento penale a carico di alti funzionari della Prefettura di Salerno e Vercelli ed in relazione all’ordinanza interdittiva disposta in data 12 marzo dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vercelli a carico di Salvatore Malfi per il delitto di abuso d’ufficio (poi successivamente revocata dal medesimo Giudice) si comunica quanto segue.
La Procura della Repubblica, come è noto, ha interposto appello avverso la predetta ordinanza che, pur riconoscendo la sussistenza della citata ipotesi di abuso d’ufficio, aveva però rigettato gran parte delle richieste, ritenendo non sussistenti gravi indizi di reato in relazione a molti dei reati contestati.
Il Tribunale del Riesame di Torino ha depositato in data 4 giugno 2018 l’ordinanza con la quale, accogliendo parzialmente l’appello, ha riconosciuto un quadro di elevata gravità indiziaria in relazione a gran parte dei reati contestati da questo Ufficio, confermando la solidità del quadro probatorio a carico degli indagati così come emerso dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Vercelli e dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Vercelli.
In particolare, sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di Malfi (all’epoca dei fatti Prefetto di Vercelli ed attuale Prefetto di Salerno) e del titolare di una cooperativa vercellese operante nel settore dell’immigrazione in relazione al delitto di turbata libertà degli incanti con riferimento alle procedure di gara bandite dalla locale Prefettura negli anni 2015 e 2016 e rivolte alla selezione di cooperative cui affidare il servizio di accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio vercellese: nello specifico, si è accertato che la predetta cooperativa è stata destinataria di trattamenti privilegiati da parte dell’allora prefetto Malfi che, reperite strutture idonee ad accogliere i rifugiati, le affidava fraudolentemente al predetto ente
cooperativo, che, per contro, dichiarava falsamente in sede di gara pubblica di aver reperito in via autonoma dette strutture, con conseguente danno per le cooperative concorrenti che venivano estromesse dalla potenziale gestione dei siti. A questo si aggiunge il riconoscimento dei reati di falso ideologico a carico dei predetti indagati per aver dichiarato falsamente, sempre in sede di gara, capienze superiori rispetto a quelle reali delle strutture deputate all’accoglienza dei migranti medesimi.
Sono inoltre stati affermati gravi indizi di colpevolezza a carico di Malfi, del predetto titolare della cooperativa e di un’alta funzionaria prefettizia in ordine al delitto di frode nelle pubbliche forniture: una volta conseguita la gestione del servizio di accoglienza è infatti emerso che il privato non ha reiteratamente erogato beni e servizi a carico dei migranti secondo gli standard qualitativi e quantitativi previsti dai contratti di appalto stipulati con la Prefettura: numerosi testimoni ed attività tecniche hanno fotografato una situazione di gravissime carenze gestionali, che sono state rese possibili anche grazie alle consapevoli e deliberate omissioni dei controlli di legge da parte dell’ente prefettizio per espressa volontà dei suoi vertici. Nei rari casi in cui le ispezioni sono state effettivamente svolte, tra le quali anche quella da parte dell’Operatore Legale del Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, si è accertato come un’altra funzionaria prefettizia avvisasse preventivamente il titolare della cooperativa in ordine agli imminenti controlli a suo carico. Tra le condotte illecite finalizzate a favorire gli indagati del procedimento è stata riscontrata anche quella di una terza funzionaria prefettizia che, dopo essere stata assunta come testimone presso la Procura della Repubblica, ha riferito ad altri indagati l’oggetto delle informazioni che le erano state richieste dagli inquirenti, condotta che il Tribunale del Riesame ha ritenuto integrare il delitto di rivelazione di segreti inerenti un procedimento penale.
Nel corso delle indagini sono, altresì, emersi ulteriori reati nell’ambito di un secondo filone d’inchiesta relativo a vicende personali del Prefetto Malfi. Oltre ad essere stati confermati i gravi indizi di colpevolezza, già riscontrati dal Giudice per le indagini preliminari, in ordine al delitto di abuso d’ufficio per le gravi intimidazioni e per le condotte vessatorie nei confronti dei più stretti collaboratori, specialmente quelli di sesso femminile, è stato confermato anche il delitto di maltrattamenti ai danni della domestica che prestava all’epoca servizio presso l’alloggio prefettizio.
Proprio la colf, che ha conservato e consegnato agli inquirenti registrazioni occultamente eseguite dei colloqui con il suo datore di lavoro, è stata costretta, sotto minaccia di licenziamento, ad accettare, nel corso dell’anno 2014, un trattamento retributivo nettamente deteriore, motivo per cui il Tribunale del Riesame ha accolto l’appello anche in ordine a tale profilo, ritenendo configurato il delitto di estorsione a carico del Malfi.
Da ultimo è stato anche riconosciuto, sempre a carico del Prefetto Malfi, un’ulteriore ipotesi di abuso d’ufficio in relazione all’appropriazione delle energie lavorative delle dipendenti cui il superiore imponeva di occuparsi anche di mansioni attinenti alla sua vita privata, quali l’acquisto di generi alimentari e la gestione del rapporto di lavoro, di tipo privatistico, con la domestica predetta.
A fronte di tali gravi fatti, il Tribunale del Riesame, che non ha ritenuto la sussistenza di attuali esigenze cautelari a carico degli altri indagati, ha disposto la misura interdittiva della sospensione dal servizio, per mesi sei, a carico del prefetto Malfi, che allo stato non è ancora esecutiva in attesa che la decisione divenga definitiva, essendo infatti consentito alla difesa, nel frattempo, il ricorso per Cassazione avverso la decisione del Tribunale del Riesame».