Sgominata un’altra “banda dei bancomat”
I militari della Stazione Carabinieri di Santhià, sono stati informati, nella tarda mattinata di lunedì, da parte di un cittadino della presenza di uno strano apparecchio posto in prossimità dell’accesso delle tessere bancomat, di uno sportello locale. Fatto un sopralluogo, i militari effettivamente si rendevano conto che qualcuno aveva montato un finto ingresso delle tessere, che di fatto serviva per la loro clonazione (il cosiddetto skimmer) e installato un dispositivo, nella parte superiore dello sportello, che nascondeva una microtelecamera che filmava i codici segreti degli utenti.
Immediatamente informato, il personale dell’istituto di credito metteva lo sportello temporaneamente fuori uso, mentre per i Carabinieri di Santhià iniziavano un servizio di appostamento in abiti borghesi, in attesa che qualcuno tornasse a riprendersi i due dispositivi, pieni di dati sensibili che avrebbero permesso la clonazione delle tessere dei diversi utilizzatori di quel bancomat.
L’attesa non è stata breve e il servizio non è stato affatto semplice, in quanto ogni persona che si avvicinava per prelevare poteva in realtà essere anche l’autore materiale del reato. Verso le 23, una macchina con tre persone a bordo si avvicinava allo sportello bancomat. Uno di loro scendeva, ma invece di inserire una tessera bancomat nell’apposito spazio, staccava di netto la parte superiore dello sportello, ove era nascosta la telecamera e mentre staccava anche il finto accesso delle tessere, veniva fermato e bloccato dal comandante la Stazione di Santhià. Nel frattempo gli altri due correi tentavano di far perdere le proprie tracce fuggendo a bordo della vettura, ma venivano prontamente bloccati da una pattuglia appostata poco più avanti, proprio per fronteggiare questa evenienza.
I tre responsabili sono due di origine rumene R.S. di 26 anni senza fissa dimora e M.G. di 46 anni, residente in provincia di Cuneo e un italiano D.C., torinese di 30 anni. Questi ultimi con precedenti specifici, motivo per il quale avevano mandato il primo a smontare i macchinari. Viste le palesi responsabilità per tutti e tre sono scattate le manette per l’installazione di apparecchiature atte ad intercettare comunicazioni informatiche.
I tre arrestati, a conclusione dell’operazione, sono stati accompagnati al carcere di Vercelli a disposizione dell’autorità giudiziaria.