Il sindacato denuncia: «Diminuiscono i fondi. A rischio lo smatellamento dei siti nucleari»
La vicenda risale al marzo 2023, quando in un presidio di lavoratori della Sogin che vedeva la delegazione piemontese in prima linea, chiedeva chiarezza sul futuro Aziendale davanti al MEF. Al centro della protesta la cronica carenza di personale sui siti nucleari piemontesi da smantellare, solo parzialmente sanata dalle ultime assunzioni che sono state ottenute a seguito di una specifica vertenza. Ora giunge da Roma la notizia del taglio dei finanziamenti per smantellare il nucleare che rischia di ridurre drasticamente le risorse economiche necessarie per terminare lo smantellamento degli impianti e concludere la stagione nucleare italiana. La contrazione di questi finanziamenti potrebbe avere riflessi diretti o indiretti sul mantenimento in sicurezza degli impianti e dei lavoratori.
Da qui l’appello della FILCTEM CGIL al Governo, e a tutte le Istituzioni competenti per rivedere questa linea di riduzione dei fondi al decomissioning chiedendo «rispetto e sensibilità nei confronti dei lavoratori di Sogin e delle comunità limitrofe ai Siti nucleari che richiedono, da anni, una celere conclusione in sicurezza delle attività».
Ma il sindacato ricorda che la vertenza Sogin inizia addirittura nel dicembre 2022 quando FILCTEM–CGIL e UILTEC–UIL si mobilitarono «come uniche Organizzazioni sindacali, in uno sciopero nazionale contro la manovra finanziaria voluta dal Governo Meloni che, all’articolo 6, spostava il finanziamento per lo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari italiani nella fiscalità generale, mettendo a rischio la loro messa in sicurezza, a fronte di una presunta riduzione degli “oneri impropri” dalle bollette elettriche – si legge in una nota della Filtctem – Poco più di un anno dopo, il Governo decise di apportare i primi tagli dando pieno fondamento ai nostri timori, infatti: secondo la manovra finanziaria 2022, i costi riconosciuti per lo smantellamento delle attività nucleari residue, ammontavano a 400 milioni di euro annui (per attività relative al Deposito nazionale e al Parco Tecnologico e le misure di compensazione territoriale) ma con l’ultima Legge finanziaria, il Governo ha tagliato 105 milioni di euro a questo finanziamento per coprire gli effetti relativi alla revisione dell’IRPEF e alle detrazioni fiscali delle Regioni a Statuo speciale e Province autonome. Come se non bastasse, con un emendamento al Decreto Milleproroghe, ora in discussione alla Camera dei Deputati, si propone un’ulteriore riduzione di 45 milioni di euro da devolvere alle Regioni a Statuto ordinario. Siamo solo a febbraio 2024 e il Governo ha già tagliato quasi il 50% del finanziamento disponibile per le attività di smantellamento. Una decisione che rischia di compromettere gravemente l’efficacia e la sicurezza delle attività di Sogin».