Ciclista travolto da un’auto: ma era tutta una simulazione
Lo scorso 9 luglio un lavoratore Vercellese, B.A., 38 anni, si avviava, in sella alla sua bicicletta, verso il luogo di lavoro, percorrendo la SP 31 da Vercelli verso Stroppiana. Il ciclista faceva appena in tempo ad uscire dal centro abitato di Vercelli e incappava in un incidente rimanendo a terra. Subito dopo, B.A. riusciva a lanciare l’allarme chiamando il 113 e in poco tempo veniva soccorso da una pattuglia della squadra “Volante” e da personale medico del “118”. Con l’accesso al pronto soccorso, l’infortunato dichiarava di essere stato investito mentre era sulla sua bicicletta e stava raggiungendo il posto di lavoro. Di conseguenza, il medico addetto al pronto soccorso classificava l’episodio come infortunio sul lavoro, trasmettendo il referto all’Inail e al Questore. Più nello specifico, si trattava di infortunio cosidddetto “in itinere” in quanto il soggetto si stava spostando dall’abitazione al luogo di lavoro.
Immediatamente gli investigatori della Polizia di Stato della Questura di Vercelli iniziavano i primi accertamenti, richiedendo e ottenendo le riprese delle videocamere presenti in prossimità del luogo dell’evento. Nel frattempo B.A. presentava denuncia contro ignoti per il reato di lesioni colpose e omissione di soccorso e contestualmente inoltrava denuncia all’Inail, iniziando così a percepire l’indennizzo per ogni giornata di lavoro persa. Non soddisfatto, si rivolgeva alle testate giornalistiche locali, invocando giustizia e verità. Questa artificiosa condotta stava per costare cara all’ente previdenziale in quanto non è da escludere che il lavoratore avrebbe potuto continuare la malattia financo a chiedere un’invalidità. Ma da un’attenta e scrupolosa analisi delle immagini acquisite da parte della Squadra Mobile, si accertavano incongruenze e contraddizioni tra quanto dichiarato dall’infortunato e ciò che relamente emergeva, fino a quando il soggetto veniva definitivamente “smascherato” da una registrazione video in possesso degli investigatori, con la quale si evidenziava come il ciclista non fosse stato investito da un auto in transito; lo stesso si era volontariamente e consapevolmente catapultato nel canale adiacente la sede stradale da lui percorsa, con la premeditazione di simulare un finto sinistro stradale.
Convocato in Questura e messo di fronte alle sue responsabilità, il soggetto ammetteva di aver inscenato la truffa con l’intento di ottenere un facile profitto. Per tali motivi è stato denunciato per il reato di simulazione di reato e tentata truffa aggravata. B.A., dopo essere stato deferito all’A.G., si allontanava dalla Questura ovviamente perfettamente “guarito” senza più nessuno degli strumenti medici con cui era giunto (collare, fasciature varie e medicazioni) e con un’andatura del tutto normale, sebbene poco prima fosse arrivato claudicante e malfermo sulle gambe.