Annata agraria positiva, ma pesano l’import di riso asiatico e l’embargo russo
Per la risicoltura resta forte la preoccupazione per le importazioni dai Paesi dell’Est asiatico: anche questo comparto ha sofferto – pur in una stagione positiva sotto il profilo della produzione – cali quantitativi in alcune aree delle province di Vercelli e Biella particolarmente colpite dalla siccità estiva (fenomeno che ha interessato anche altre colture, come ad esempio il mais). Male invece il latte, con una produzione del -14 per cento rispetto allo scorso anno, la cui crisi si è aggravata ulteriormente negli ultimi tre mesi. Lo scorso 26 novembre è stato raggiunto l’accordo economico con Italatte per cui il prezzo del latte alla stalla è aumentato del 2,1 per cento, anche se rimane ancora inferiore ai costi di produzione, stimati da Ismea a 38/40 centesimi al litro. Sono alcuni dei dati più significativi dell’annata agraria piemontese, presentati ieri a Torino da Coldiretti regionale alla presenza dei vertici territoriali di Coldiretti: le province di Vercelli-Biella erano rappresentate dai vertici della federazione interprovinciale, il presidente Paolo Dellarole e il direttore Marco Chiesa. L’annata 2015 sotto il profilo climatico in Piemonte è stata sicuramente favorevole, rispetto al 2014, in cui le condizioni climatiche avevano influenzato negativamente le produzioni piemontesi. La Produzione Lorda Vendibile (P.L.V.) risulta stabile, attestandosi a 0,6%, grazie soprattutto ad alcuni settori trainanti quali il vitivinicolo, il corilicolo e l’orticolo di pieno campo. Il Pil agricolo del Piemonte rappresenta l’11% di quello nazionale. Il prodotto interno lordo piemontese è pari al 2,5% del Pil regionale, raggiungendo con l’agroalimentare il 5,3%. Buone notizie sul lato dell’occupazione: l’agricoltura e l’alimentare hanno registrato un aumento di 2.297 unità rispetto al 2014, pari al +4,6%. A gravare, però, ancora sull’economia agricola piemontese è l’embargo russo, prorogato fino a giugno 2016. Ne ha risentito soprattutto il settore ortofrutticolo, ma anche quello pataticolo e zootecnico. Il 60% dei 5 milioni di quintali di frutta prodotti in Piemonte è destinato all’estero, di cui il 40% proprio alla Russia. Oltre ai danni economici diretti, questa situazione sta producendo anche uno sconvolgimento degli equilibri di mercato.1