Il messaggio pasquale dell’Arcivescovo: «Cristo risorge per l’umanità sofferente»
Pubblichiamo anche sul sito web il messaggio di augurio pasquale scritto dall’arcivescovo di Vercelli, mons. Marco Arnolfo, per i lettori del Corriere eusebiano.
«Mentre valanghe di auguri corrono in questi giorni su carta patinata, pagine web, messaggi digitali, con pensieri semplici o d’autore, attraverso doni, fiori, colombe… qualcuno, molti, troppi non ne sono neanche sfiorati. Né ricevono, né inviano auguri. Per loro Pasqua è un giorno come gli altri, in cui cercare di sopravvivere. Sono vicini o lontani, ma per lo più invisibili, a parte qualche spot televisivo o incontro casuale sotto casa. Sono accampati nel fango al freddo, stanno cercando da troppo tempo lavoro vicino a noi, soffrono nella solitudine dell’incomprensione o della malattia, vivono dietro le sbarre oppure piangono le vittime di incidenti stradali o di efferati attentati terroristici.
Proprio a loro vorrei dire Cristo è risorto, non con le parole, che nella loro condizione di sofferenza potrebbero suonare vuote se non offensive, ma con gesti concreti di condivisione e con la gioia del vangelo sul volto, per averlo già incontrato. Come la Maddalena, che corre per annunziare ai discepoli ancora rinchiusi nell’oscurità della disperazione e dell’angoscia la notizia della risurrezione di Cristo. Anche i discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto Gesù risorto in un viandante che si era unito a loro nel cammino e nella condivisione del pane, corrono ad annunciarlo agli altri.
Sì, quando è possibile, prima di far correre messaggi sulla carta o su internet camminiamo noi, quando non possiamo correre, verso i nostri fratelli di casa o di quartiere, e scambiamo personalmente i nostri sguardi, cercando di condividere sinceramente le nostre situazioni di vita. Hanno fatto così, solo qualche giorno fa, don Pio e Caterina camminando, con la gioia del vangelo nel cuore, per la strada di Inhassoro in Mozambico, quando hanno incontrato, due fratellini orfani che vivevano in estrema povertà, con segni evidenti di denutrizione. Non avevano nessun documento di identificazione, li hanno iscritti all’anagrafe e accolti nella missione dove già vivono altri bambini orfani. Sul loro volto si è riacceso il sorriso. Quanti volontari, veramente straordinari nella loro generosità, ho conosciuto in questi quasi due anni qui a Vercelli: corrono con impegno in associazioni o personalmente con la gioia sul volto verso fratelli ammalati, bambini svantaggiati, anziani, carcerati… A breve, spero, sempre nella nostra città, dovrebbero iniziare progetti nuovi di accoglienza, integrazione sociale, di distribuzione del cibo e di condivisione di vita, per annunciare, non solo a parole, che tutti sono chiamati a risorgere con Cristo.
Desidero augurare a tutti e in particolare ai giovani con le parole del Papa a Firenze: “Non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento”. Un Amore che rimane oltre il male e la morte e che tutti possiamo incontrare, perché Cristo è risorto».
+ don Marco Arnolfo, vescovo