Cordoglio per la morte di madre Anna Maria Cànopi. Il ricordo di padre Masseroni
La mattina di giovedì 21 marzo, è mancata la fondatrice dell’abbazia Mater Ecclesiae di San Giulio
La mattina di giovedì 21 marzo, è mancata madre Anna Maria Cànopi, fondatrice dell’abbazia Mater Ecclesiae di San Giulio. Aveva 87 anni. Per motivi di salute, già durante il capitolo del novembre 2018 aveva affidato la guida dell’abbazia benedettina a madre Maria Grazia Girolimetto, ma si era ancora impegnata in meditazioni scritte a beneficio di tanti.
«Umilmente amando ha totalmente donato se stessa al Signore, cantando le sue lodi in coro e maternamente prodigandosi per la comunità monastica e per quanti hanno bussato alla porta del suo cuore in cerca di luce e di conforto», scrivono madre Girolimetto e le monache di San Giulio in un messaggio di cordoglio.
Con madre Cànopi, deceduta proprio nel giorno in cui la Chiesa ricorda il transito di San Benedetto, se ne va una delle più luminose figure della spiritualità contemporanea.
«Madre Anna Maria ci lascia un’enorme eredità – scrive mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, in un messaggio alla diocesi – In quasi mezzo secolo di abbaziato a San Giulio ha reso la piccola isola sul nostro Lago d’Orta un centro pulsante di spiritualità, che lei, così esile e riservata, ha saputo animare con un’incredibile forza che si nutriva nel quotidiano dialogo con il Signore».
Padre Enrico Masseroni, arcivescovo emerito di Vercelli, ricorda in uno scritto l’arrivo delle monache e l’inizio del monastero benedettino femminile di S. Giulio nel 1973. Fu lui, allora rettore del seminario di Novara, ad accompagnarle a destinazione con il vescovo Aldo Del Monte. «Erano sei e mancavano di tutto – racconta Masseroni – Don Leonardo Nida, delegato di Del Monte, mi chiese un passaggio in auto (Fiat 600), per acquistare generi di prima necessità e delle abat-jour, perché avessero almeno un po’ di luce. Gli risposi che le avrei acquistate io, chiedendo in cambio che pregassero per le vocazioni».
Quel monastero al centro di S. Giulio ebbe una crescita esponenziale che stupì notevolmente. «La risposta è chiara – sottolinea Masseroni – la comunità delle benedettine parla a tutti, credenti e non». E la definisce «una profezia» dagli «orizzonti estesi, non circoscrivibile entro i confini delle nostre diocesi e del Piemonte»; una «missione straordinaria nella Chiesa universale, soprattutto attraverso la bellezza del genio femminile in un mondo che sembra aver smarrito la vocazione originaria della donna».