Dalle “ceneri” al “pane”

Il messaggio per la Quaresima dell’arcivescovo padre Enrico Masseroni

Sul numero del Corriere eusebiano in edicola da venerdì 4 marzo pubblichiamo in esclusiva il messaggio scritto dall’Arcivescovo in vista dell’inizio della Quaresima.

Come è stato proposto nel Consiglio presbiteriale, i sacerdoti sono invitati a leggere questo messaggio in ogni comunità all’inizio della quaresima e a pubblicarlo sui “Bollettini” a diffusione parrocchiale.  Allo stesso tempo si ricorda che l’Ufficio Famiglia ha preparato un dépliant augurale per la benedizione delle case, incentrato sul tema del Congresso Eucaristico.

Ecco il testo integrale del messaggio:

«Chi più chi meno quando sfogliamo un giornale siamo tutti selettivi: gli occhi spaziano sull’orizzonte delle notizie, ma la mente sceglie, seleziona, sintetizza. Una delle condizioni per ricordare è il dimenticare: molte cose vanno a finire nel macero dell’oblio per fare spazio a ciò che interessa.

Questa volta, invece, nutro una speranza: non solo di essere letto e condiviso, ma ho il desiderio di farmi amico di ciascuno, per accompagnare il cammino verso la Pasqua, il vertice dell’anno liturgico, segno della presenza di Dio nel tempo degli uomini. Vorrei consegnare a ciascuno un “pro-memoria” essenziale per questa singolare stagione di quaresima; possibilmente per dare un senso ai giorni che viviamo, attraversati sovente dal non senso, dalla noia e dalla confusione.

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Vorrei fissare per me e per voi quattro parole che aprono prospettive di luce e di speranza sui problemi che restano dopo le danze divertite di carnevale. Finita la festa, si sa, si torna a casa, alle cose di sempre; la musica non cambia.

Vorrei pertanto richiamare un piccolo “vademecum” che tratteggia il nostro percorso dalle “ceneri al pane”.

La prima parola che sta scritta sul frontale del tempo quaresimale risuona in tutte le chiese il mercoledì delle ceneri, quando la minoranza credente del popolo di Dio si accosta per ricevere sulla fronte il segno severo delle ceneri. “Convertiti e credi al Vangelo” ci dirà il sacerdote. La conversione tornerà poi  come invito quotidiano attraverso la Parola. E’ in gioco il senso della vita. La conversione interpella il cuore, la coscienza, le relazioni con Dio e con gli altri. E’ in gioco una vita autentica che deve essere liberata dalle infinite patologie del banale e dell’effimero; per ritrovare un nuovo respiro, di cui forse resta solo una debole nostalgia. E’ urgente fermarsi per fare il punto: non dei conti in banca per non andare in rosso. C’è da ascoltare una Parola che ricrea e soddisfa i diritti insopprimibili del cuore. La conversione non riguarda chi sta dietro le sbarre per aver rubato o violato i diritti altrui; è per ciascuno di noi: per me, per te, per ritrovare una vita con senso. La quaresima, scandita dal giorno del Signore, è un prezioso tempo per pensare a noi stessi più che alle nostre cose.

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Ma il viatico della Parola non corregge soltanto la direzione di una vita diventata pericolosamente egocentrica; e neppure ci mette solo in ascolto di un Dio che ci parla per svegliarci dai nostri torpori. La conversione è ascolto di un Dio che, in Gesù Cristo, è entrato nello spazio degli uomini e si è vestito dei loro miseri panni; si è piegato sotto le drammatiche croci dell’umanità senza speranza; e continua a condividere la loro condizione di violenza, di povertà e di emarginazione. Le notizie di questi giorni sono drammaticamente senza speranza e senza prospettive di futuro in un mondo già provato dalla miseria.

La parola conversione nella tradizione eusebiana, viene declinata con la parola condivisione. Abbiamo una chiesa sorella in Mozambico. Nella diocesi di Inhambane, in due comunità parrocchiali – Maimelane e Inhassoro – stanno operando con dedizione commovente i nostri missionari ( un’équipe composta da sacerdoti, religiose e giovani laiche volontarie).

La comunità di Inhassoro, dedicata a Sant’Eusebio, dopo aver pensato alle tettoie dei poveri, ha pensato alla casa di Dio.

Nel cuore della quaresima, il 6 aprile, verrà consacrata la nuova chiesa dedicata a Sant’Eusebio con la presenza dei Vescovi di Maimelane e di Vercelli.

Io sarò laggiù per dare testimonianza di una Chiesa madre che, non solo ha voluto  rendere possibile la costruzione della casa di Dio in mezzo alle capanne degli uomini, ma continuerà a ricordare che i poveri sono nei nostri cuori e nei nostri bilanci. La conversione è vera se accetta la sfida di una scomodante solidarietà, testimonianza concreta di amore verso tutti i “poveri Cristi” della terra, frutto di un ascolto sincero della Parola, divenuta pane spezzato della nostra Eucaristia nel giorno del Signore.

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Se la conversione verrà declinata con l’amore solidale verso i fratelli geograficamente lontani, ma evangelicamente vicini, possiamo celebrare nella verità la riconciliazione pasquale, il sacramento della novità della vita risorta con Cristo. Anch’io vorrei fare eco all’invito  appassionato di Paolo ai cristiani di Corinto: “Noi siamo ambasciatori…vi supplichiamo, in nome di Cristo, “lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20).

Ecco un appuntamento irrinunciabile della nostra quaresima: l’incontro con la misericordia che discende dall’alto, per diventare “ambasciatori”della riconciliazione: nelle conflittualità della vita familiare; nell’indifferenza delle relazioni sociali; nelle ricorrenti divisioni delle nostre comunità eucaristiche. Il sacramento del perdono è sempre immersione nella gratuità di un amore che ci viene donato, per ricuperare la salute del nostro amore divenuto drammaticamente debole.

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E naturalmente, il nostro “vademecum” guarda oltre: al Congresso Eucaristico diocesano di settembre. L’Eucaristia è l’unica stella polare di ogni uomo che cammina nel tempo; è il segno più inaudito del Cristo risorto e vivente con noi; è il viatico più efficace della nostra speranza; è l’unica verità del nostro futuro. Non ci sono alternative. Il destino di ogni creatura umana prevede il passaggio dalla prossimità nella gioiosa fatica della fede, alla prossimità nella gioia della visione eterna.

Occhio al percorso, dunque: verso Pasqua, la festa del Risorto. Il nome della speranza è la Pasqua».

+padre Enrico Masseroni

arcivescovo