Il cardinale Bagnasco nella sua prolusione alla Cei invoca la via della sobrietà

Tra i numerosi argomenti affrontati lunedì 26 a Roma l’arcivescovo di Genova ha sottolineato la responsabilità morale dei politici

Gli eventi ecclesiali vissuti di recente e il protagonismo dei giovani nelle manifestazioni scoppiate sullo “scacchiere internazionale”, attraverso le quali essi “manifestano la loro incomprimibile esistenza”. Una globalizzazione che “sempre più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica” e la necessità di “correggere abitudini e stili di vita”. La “questione morale” nella politica italiana, l’attenzione della Chiesa ai poveri e a quanti sono colpiti dalla crisi, la “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Altre questioni italiane e un’attenzione internazionale (dal Corno d’Africa al Sud Sudan, dalle primavere del Nord Africa al raduno interreligioso di Assisi). Molteplici gli argomenti che il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha affrontato questo pomeriggio nella prolusione al Consiglio episcopale permanente (Roma, 26-29 settembre).

 

La “rigenerazione” dei cristiani. Riferendosi al XXV Congresso eucaristico nazionale, il cardinale ha ricordato che i “cinque ambiti esistenziali” trattati nelle giornate “hanno messo in risalto l’‘osmosi’ possibile, ma anche esaltante, tra il mistero che celebriamo e le dimensioni dell’esistenza quotidiana”. Per la Gmg, invece, il presule si è soffermato sulla “massiccia affluenza”, come pure sulla “qualità della partecipazione”. In Spagna si è registrata “un’ondata giovanile per gran parte nuova, ma non ripetitiva delle precedenti”. È “la generazione giovanile scaturita dalle Gmg di Benedetto XVI”, il quale ha “impresso” alle Giornate una “particolare cura nella preparazione personale e nell’esperienza sacramentale, comprensiva dell’adorazione eucaristica a scena aperta”. Ma come s’inseriscono questi eventi “eccezionali” nella “vita quotidiana”? Essi, ha evidenziato, “devono concorrere alla rigenerazione del soggetto cristiano”.

Un “patto intergenerazionale”. Guardando al nostro Paese, “se non si riescono a far scaturire, nel breve periodo, le condizioni psicologiche e culturali per siglare un patto intergenerazionale che, considerando anche l’apporto dei nuovi italiani, sia in grado di raccordare fisco, previdenza e pensioni avendo come volano un’efficace politica per la famiglia, l’Italia – ha ammonito Bagnasco – non potrà invertire il proprio declino”. In apertura della prolusione, il porporato aveva fatto riferimento al “senso d’insicurezza diffuso nel corpo sociale” per la crisi economica e sociale, seguita con “apprensione” dai vescovi “per le pesanti conseguenze sulla vita della gente e gli effetti interiori”, laddove “sembra produrre un oscuramento della speranza collettiva”. “L’Italia – ha poi puntualizzato – non si era mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione. Il che significa, tra l’altro, correggere abitudini e stili di vita”.

 

La “responsabilità morale” dei politici. Il presidente dei vescovi è quindi intervenuto sulla “questione morale”, annotando che “chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta”. “La responsabilità morale – ha precisato – ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano”. Il cardinale ha riconosciuto che “si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. E se “è l’esibizione talora a colpire” come pure “l’ingente mole di strumenti d’indagine messa in campo” e “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”, “nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi”, ha aggiunto richiamando come “i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie” siano “in sé stessi negativi” e producano “un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà”. Dal presidente dei vescovi è giunto l’invito a “purificare l’aria, perché le nuove generazioni – crescendo – non restino avvelenate”.

 

“Nuova consapevolezza” per i cattolici in politica. I cattolici “anche quando non risultano sugli spalti”, sono “dove vita e vocazione li portano”, ha rimarcato, parlando della “presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”. Il porporato ha fatto riferimento ai “percorsi diversi, a livelli molteplici, per quanti intendono concorrere alla vitalità e alla modernità della polis”. Anche se “hanno dato talora un senso anche di dispersione”, tuttavia “si è trattato di una sorta d’incubazione” in vista di una crescita della “partecipazione” e di “una nuova consapevolezza che la fede cristiana non danneggia in alcun modo la vita sociale”. A politici e amministratori si è poi rivolto, all’inizio dell’anno scolastico, chiedendo “di dare ragione della centralità della scuola”, “valorizzando anche il patrimonio della scuola cattolica e sostenendo il diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli”. Infine, un pensiero tra gli altri all’Africa e ai “quindici ostaggi italiani”, al prossimo raduno interreligioso di Assisi e alla legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, oggi ferma al Senato, provvedimento “necessario per salvaguardare il diritto di tutti alla vita” (SIR)

 

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