Le nuove sfide globali nell’incontro di Assisi
Il 18 ottobre, nell’Aula Giovanni Paolo II della sala stampa della Santa Sede, è stata presentata, in conferenza stampa, la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo “Pellegrini della verità, pellegrini della pace” (Assisi, 27 ottobre 2011).
Rilanciare l’impegno. “Dopo 25 anni di collaborazione tra le religioni e di testimonianza comune – ha detto il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace – è tempo di bilanci e di rilancio dell’impegno, a fronte di nuove sfide”. Esse sono insite “nella crisi finanziaria ed economica che dura più del previsto; nella crisi delle istituzioni democratiche e sociali; nella crisi alimentare e ambientale; nelle migrazioni bibliche, nelle forme più subdole del neocolonialismo, nelle perduranti piaghe della povertà e della fame, nell’indomito terrorismo internazionale, nelle crescenti diseguaglianze e nelle discriminazioni religiose”. Per il cardinale, “ancora una volta – basti pensare ai recenti avvenimenti in Egitto o in altre regioni del mondo – c’è bisogno di dire ‘no’ a qualsiasi strumentalizzazione della religione” perché “la violenza tra religioni è uno scandalo che snatura la vera identità della religione, vela il volto di Dio e allontana dalla fede”. La ricerca della verità, ha ribadito il porporato, è “premessa per conoscersi meglio, per vincere ogni forma di pregiudizio, ma anche di sincretismo, che offusca le identità”. La ricerca della verità è “condizione per abbattere il fanatismo e il fondamentalismo, per i quali la pace si ottiene con l’imposizione agli altri delle proprie convinzioni”. I Paesi del mondo rappresentati nella Giornata sono più di 50, ha spiegato il cardinale, “tra i quali, oltre a numerosi Paesi europei e americani, anche Egitto, Israele, Pakistan, Giordania, Iran, India, Arabia Saudita, Filippine e molti altri (sono quelli che soffrono forse maggiormente, in questo momento storico, per problemi di libertà religiosa e dialogo tra religioni)”. Saranno invece 13 i delegati cattolici, tra presidenti di Conferenze episcopali regionali e patriarchi e arcivescovi maggiori delle Chiese sui iuris.
La necessità del dialogo. “Non pochi problemi che emergono nella vita concreta della società civile interpellano, in modo specifico, anche le diverse tradizioni religiose, soprattutto dove esse hanno o rivendicano uno spazio pubblico”, ha osservato mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, per il quale “tutto questo, e altro, interpella i seguaci delle diverse religioni, e li obbliga a cercare, alla luce delle rispettive tradizioni e della ragione, elementi di soluzione”. In questo contesto, ha aggiunto, appare evidente “la necessità dell’incontro, del dialogo, del comune impegno perché, in un mondo ormai in corsa verso la globalizzazione, le differenti religioni, con le loro specifiche risorse, possano corrispondere alle attese per la promozione di certi valori autenticamente umani”. Di qui “l’importanza e l’attualità della prossima Giornata di Assisi voluta dal Santo Padre: farsi insieme pellegrini, per riflettere, mediante l’ascolto e il silenzio; incontrarsi in atteggiamento di dialogo; pregare, ognuno secondo la propria tradizione: per ravvivare l’impegno comune a servire l’uomo nelle sue istanze basilari di giustizia e di pace tra le nazioni e all’interno di ogni società”.
Alla ricerca della verità. “La consapevolezza di essere dei pellegrini alla ricerca della verità consente un dialogo franco e sincero tra credenti e non credenti”, ha affermato mons. Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura. Per questo, “per la prima volta, il Santo Padre ha voluto invitare dei non credenti a un incontro interreligioso”. Secondo il sottosegretario, “all’origine di questa innovativa scelta del Santo Padre vi è la convinzione che l’uomo, sia credente sia non credente, è sempre alla ricerca di Dio e dell’Assoluto; egli è, pertanto, sempre un pellegrino alla ricerca in cammino verso la pienezza della verità. Per il credente, questa ricerca è sostenuta e illuminata dalla certezza della fede, mentre per i non credenti spesso si tratta di un cercare ‘come a tastoni’, secondo l’espressione del discorso paolino all’Agorà di Atene”.
Eco significativa. Don Andrea Palmieri, incaricato della sezione orientale del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha ricordato che “la notizia della convocazione di questa Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo ha avuto un’eco significativa nel mondo cristiano. La risposta delle Chiese e comunità ecclesiali all’invito del Santo Padre è stata molto positiva. Le delegazioni saranno, infatti, numerose e di alto profilo: se ne uniranno al pellegrinaggio 31, provenienti da altrettante Chiese, comunità ecclesiali e organizzazioni cristiane mondiali”. All’invito del Santo Padre “ha risposto positivamente anche l’ebraismo mondiale. Parteciperanno delegazioni dell’International Committee on Interreligious Consultation, del Gran Rabbinato di Israele e di altre organizzazioni ebraiche di carattere internazionale”.
La storia. Il 27 ottobre 1986, fu convocata da Giovanni Paolo II una Giornata mondiale di preghiera per la pace, ad Assisi, a cui presero parte i rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali. Vi parteciparono 50 rappresentanti delle Chiese cristiane (oltre ai cattolici) e 60 rappresentanti delle altre religioni mondiali. Per la prima volta nella storia si realizzava un incontro come questo. Circa 200 invitati speciali, provenienti da tutto il mondo, li accompagnarono condividendone scopi e programmi. Trentamila persone accorsero da ogni parte d’Italia per unirsi nella preghiera. Oltre un miliardo di persone ebbero la possibilità di seguire l’incontro per televisione, trasmesso in diretta da 36 Paesi. Circa 800 giornalisti, corrispondenti di tutto il mondo, diramarono l’evento ai quattro angoli della terra. L’intuizione di Giovanni Paolo II era semplice: partiva dalla consapevolezza che “la preghiera e la testimonianza dei credenti, a qualunque tradizione appartengano, può molto per la pace nel mondo”. L’appello fu ascoltato e per un giorno intero tacquero le armi.
Le parole di Giovanni Paolo II. “Forse mai come ora nella storia dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace. Che peso tremendo da portare per le spalle dell’uomo! (…) Qui noi stiamo agendo come gli araldi della coscienza morale dell’umanità come tale, umanità che aspira alla pace, che ha bisogno della pace. Non c’è pace senza un amore appassionato per la pace. Non c’è pace senza volontà indomita per raggiungere la pace. La pace attende i suoi profeti. Insieme abbiamo riempito i nostri sguardi con visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie” (Assisi, 1987).