Un triduo di preghiera per la festa di Sant’Antonio abate

Da venerdì 14 a lunedì 16 gennaio i fedeli si riuniranno nell’omonima chiesa cittadina. Martedì 17 alle 11 la messa solenne presieduta dall’Arcivescovo

Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, è uso  portare i propri animali nella chiesa dedicata al Santo per riceverne la benedizione. Questa tradizione ha origini antichissime e testimonia sia la fede in Sant’Antonio sia l’importanza che gli animali avevano un tempo nello svolgimento della vita quotidiana  al punto che il popolo  riteneva fondamentale richiedere la benedizione affinchè il bestiame conservasse le forze che servivano per la dura vita nei campi. La testimonianza di questa usanza si trova a partire dal XVII secolo ma ancor oggi è profondamente senita e celebrata in molte città. Vercelli  aderisce da anni a questa antica tradizione nella Chiesa di Sant’Antonio abate e martedi 17 gennaio prossimo saranno celebrate tre messe nel corso delle quali verrà impartita la benedizione agli animali della città. La Confraternita di S.Antonio invita tutti i vercellesi ad accompagnare i loro piccoli e grandi amici alle funzioni che si terranno nei seguenti orari: ore 9, 11 (celebrata dall’arcivescovo di Vercelli, padre Enrico Masseroni) e 17.

In  occasione della  straordinaria ricorrenza via S.Antonio sarà chiusa al traffico al fine di consentire agli animali più vivaci di essere comunque presenti nell’area antistante la Chiesa. E’ interessante  ricordare alcuni episodi della  esistenza del Santo, legati a tradizioni tramandate sino ai giorni nostri. Sant’Antonio abate nacque nel 251 a Qumans, villaggio dell’antico Egitto e morì il 17 gGennaio 357 nel deserto della Tebaide all’età di centosei anni. Fu considerato il fondatore del monachesimo cristiano ed il primo degli abati. L’immagine di Sant’Antonio che distrugge le fiamme è emblematica e non a caso il santo è protettore dei pompieri e di quanti lavorano con il fuoco. Sant’Antonio è anche considerato protettore degli animali domestici e l’iconografia ufficiale lo raffigura spesso  in compagnia di un maialino con un campanello legato al collo. In realtà con il grasso di questi animali il santo ungeva gli ammalati colpiti da quel fuoco metaforico popolarmente detto “fuoco di S.Antonio” ed oggi clinicamente chiamato herpes zoster; la tradizione deriva dal fatto che gli Antoniani avevano ottenuto dal Papa il permesso di allevare maiali anche all’interno dei centri abitati a patto che portassero un campanellino al collo.

Una leggenda popolare narra inoltre che quando Sant’Antonio si recò all’inferno per contendere alcuni defunti al diavolo si fece accompagnare da un maialino il quale creò scompiglio fra i demoni e consentì al santo di portar fuori dall’inferno le anime dei giusti. Ecco perchè in molti paesi il 17 Gennaio si accendono i cosiddetti “falò di Sant’Antonio”, simboli di purificazione ed ancora ai giorni nostri il Santo è invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi. E’ doveroso ricordare il Santo anche con una brevissima storia riguardante la chiesa che a Vercelli porta il suo nome. La Confraternita di Sant’Antonio in Vercelli si formò il 29 settembre 1490 quale emanazione della scuola dei disciplini di Sant’Anna: i confratelli officiavano nella chiesa di San Michele e San Raffaele, danneggiata da guerre e inondazioni. Fu nel 1548 che il Vescovo, Cardinal Ferrero, assegnò loro l’antica chiesa di Sant’Antonio abate: i confratelli alacremente la rinnovarono ed intorno al 1798 ebbero il merito di creare al suo interno una istitituzione detta “Mendicità Istruita”con fini morali, religiosi ed educativi. I confratelli di Sant’Antonio, preoccupati alla vista di ragazzi che mendicavano per le vie di Vercelli crescendo senza basi cristiane e senza cultura, pensarono di impartire essi stessi l’istruzione religiosa a quei poveri fanciulli : ottennero i mezzi da facoltose famiglie vercellesi e riuscirono gradualmente ad istituire una scuola ove si insegnava loro a leggere e  scrivere e si impartivano lezioni di religione con l’aggiunta di pane e di alcuni spiccioli. Il Vescovo, Cardinale Martiniana, accolse con entusiasmo il progetto ed i confratelli di Sant’Antonio nel corso degli anni proseguirono la pia opera. Con l’andare del tempo, a causa  del costante aumento  dei giovani assistiti, la piccola chiesa di Sant’Antonio non consentì più la creazione di nuove classi e per questo motivo i confratelli acquistarono una casa attigua alla Chiesa di Sant’Antonio ed attivarono una cappella ed un oratorio, comunicanti con la chiesa, ove fu possibile dividere i maschi dalle femmine.

Il numero degli assistiti aumentava però di anno in anno al punto che i locali non furono più sufficienti e per questa ragione l’oratorio di S.Antonio fu destinato unicamente all’insegnamento rivolto alle ragazze, con il supporto educativo delle suore della carità di San Vincenzo. Ed i ragazzi? Nel 1840 l’ Arcivescovo di Vercelli, mons. Alessandro Reminiac d’Angennes, accolse con grande interesse la proposta di rilevanti personalità cittadine le quali, avendo visitato in altre città scuole dirette dai Fratelli delle Scuole Cristiane e riconoscendone l’efficacia nel metodo di insegnamento, proposero all’Arcivescovo di chiamare a Vercelli la congregazione religiosa fondata da Giovan Battista de La Salle, garantendo il loro supporto economico. Fu così che nel 1841 le Scuole Cristiane iniziarono il loro cammino nella città ospitando anche i giovani meno abbienti provenienti dall’oratorio di Sant’Antonio.

 

Grazia Baltaro

(Amici di Sant’Antonio abate)