Sulla vicenda de “La Consolata” una dichiarazione del Garante dei detenuti

Flaibani: «Troppa disinvoltura nella diffusione di informazioni, immagini e video»

La residenza "La Consolata" di Borgo d'Ale

Ruceviamo e pubblichiamo la nota trasmessa ai giornali da Roswitha Flaibani, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale del Comune di Vercelli.

«Nello scorrere le notizie del vercellese dell’ultima settimana, mi sono posta alcuni interrogativi che attengono alla sfera personale di coloro che sono protagonisti di fatti di cronaca e conseguentemente, alcune volte, divengono persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

Gli interrogativi sono essenzialmente due. Il primo riguarda le Forze dell’Ordine che segnalano i fatti ai giornalisti, a volte come semplice notizia di cronaca appunto, a volte con una conferenza stampa.

In quest’ultima settimana mi ha colpita la vicenda tristemente nota degli arresti effettuati alla Casa di Cura “La Consolata” di Borgo D’Ale che è stata riferita non solo con dovizia di particolari anagrafici degli arrestati, ma anche con filmati degni di una serie TV, con tanto di manette e di volti non sempre oscurati. Per non parlare dei filmati ricavati da telecamere a documentare l’ipotesi di reato.

La Procura della Repubblica, dunque, congiuntamente alle Forze di Polizia e Carabinieri, ha deciso di fornire tale materiale senza minimamente battere ciglio, superando le barriere di tutela della Privacy delle persone indagate. Tale tutela, va ricordato, viene in primis sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo.

A margine di queste considerazioni vi è la notizia di questi giorni di un deplorevole errore di persona nelle predette comunicazioni effettuate. Come volevasi dimostrare. Ora, tante scuse e via. Persone, famiglie, amici, rapporti sociali e personali vituperati ed offesi. Diritti buttati nel pattume senza neppure la differenziata.

Il secondo interrogativo riguarda, per caduta, la diffusione da parte dei giornalisti delle predette informazioni fornite dalle Forze dell’Ordine. Va da sé che le precedenti valutazioni ricadono su chi fa uso delle informazioni ricevute. Io ritengo che, il più delle volte, i giornalisti si limitino a preoccuparsi di potere (o non potere) pubblicare qualcosa. E quando tale possibilità si evince, non si pongano altre domande come vorrebbe invece, a mio parere, il Codice Deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica. Non si tratta infatti, sempre a mio parere, solo di verificare la legittimità o meno della diffusione di notizie, ma il Codice Deontologico parrebbe voler far riflettere sul “come”, sul “quando”, sul “perché”. Il Diritto di Cronaca dunque, non è un diritto sciolto dagli altri diritti primari costituzionalmente protetti quali onore, decoro e dignità della persona, riservatezza e identità personale. E come tale andrebbe soppesato e valutato, non soltanto perché “così fan tutti”.

Sì, è vero, potevate scrivere e trasmettere in tutte le forme nomi, cognomi e quant’altro, ma avreste anche potuto non farlo».

Prendiamo atto delle affermazioni del garante dei detenuti, ma ribadiamo che su questa testata online e sulla testata cartacea Corriere eusebiano ci siamo limitati a riportare esattamente le informazioni fornite in via ufficiale da Questura e Procura della Repubblica di Vercelli senza aggiungere né un dettaglio, né un particolare in più. Allo stesso modo abbiamo dato tutto il risalto del caso alla rettifica inviataci dalla stessa Questura sul nominativo di una delle persone arrestate. Per completezza di informazione abbiamo riferito della conferenza stampa del legale della suddetta persona e, per primi, abbiamo dato spazio anche al legale della società che gestisce La Consolata. Per quanto ci concerne abbiamo fornito un’informazione completa e non abbiamo travalicato nemmeno di un centimetro quanto previsto dal dirito di cronaca.

Il direttore, Luca Sogno