Cooperative fittizie e false fatture: frodati 9 milioni di euro al fisco

La Guardia di finanza di Vercelli scopre un complesso sistema illegale gestito da una società consortile nel settore della logistica

Il comando provinciale della Gdf

Un’indagine della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura della Repubblica di Vercelli su una società consortile che opera nel settore della logistica e del facchinaggio, ha permesso di portare alla luce un’articolata frode fiscale.

Attraverso una società consortile di Vercelli e l’utilizzo strumentale di società cooperative e un giro di fatture false pari a 42 milioni di Euro, l’organizzazione acquisiva commesse a condizioni economiche vantaggiose presso nomi importantissimi della grande distribuzone per poi subappaltarle a cooperative usate come serbatoi di manodopera tramite schermi fittizi costruiti ad arte al fine di abbattere il costo del lavoro e commettere illeciti fiscali.

L’operazione di polizia economico-finanziaria, è solo una parte di una complessa attività di indagine messa in campo dalle fiamme gialle vercellesi  e quando i militari del Nucleo di Polizia Tributaria hanno iniziato i controlli, gli amministratori  “teste di legno” delle cooperative fantasma «si sono mostrati del tutto ignari sia dell’attività esercitata dalle cooperative dai medesimi solo formalmente rappresentate, sia dell’entità delle somme transitate sui conti correnti e sia del numero dei soci-dipendenti».

Queste strutture cooperative avevano sede legali e strutture amministrative inesistenti, mentre la gestione vera e propria veniva effettuata presso la sede della società consortile e di un consulente del lavoro. In questo modo, nessuno poteva determinare con chiarezza dove le coop esercitassero l’attività.

L’impianto probatorio della frode è stato ricostruito dai finanzieri attraverso un lavoro d’investigazione avvenuto anche tramite la disamina delle email acquisite sia presso la sede della società consortile di Vercelli sia presso il citato consulente del lavoro e con l’incrocio di dati presenti in diversi banche dati dell’Anagrafe Tributaria.

È in questa fase che sono state riscontrate le prove decisive dell’ingranaggio fraudolento messo in pratica dagli effettivi responsabili della truffa, due coniugi, supportati da un consulente del lavoro di Vercelli e da un commercialista di Novara, complici degli illeciti.

Attraverso questo fraudolento sistema, protrattosi dal 2012 al 2014, la società consortile ha potuto distrarre dall’erario oltre 9 milioni di euro di imposte evase, utilizzando imprese in modo improprio con la forma cooperativa e creando una concorrenza distorsiva delle regole.

I 15 responsabili sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria per l’adozione dei provvedimenti competenti in ragione dei numerosi reati commessi che vanno dall’emissione, all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva.