Casi di tubercolosi: via ai test nelle scuole frequentate dai due contagiati
Inizieranno domani (martedì 21 febbraio) le verifiche su personale scolastico, compagni di classe e insegnanti che potrebbero essere entrati in contatto con i due ragazzi (di 14 e 19 anni) ricoverati al S. Andrea perché affetti da tubercolosi. Le stesse precauzioni riguarderanno familiari e amici più stretti. Lo hanno spiegato, lunedì nel corso di una conferenza stampa, il direttore generale dell’Asl Vc, Arturo Pasqualucci, il direttore del reparto malattie infettive, Silvio Borrè, il direttore del dipartimento di prevenzione, Gabriele Bagnasco, e il primario emerito di pneumologia, Paolo Conti. Le due scuole interessante sono la Media Avogadro e il Liceo Sociale dell’Istituto Lanino.
“La nostra primaria preoccupazione – ha detto Pasqualucci – è quella di garantire la salute di tutta la cittadinanza e, nello specifico, delle persone che erano in relazione diretta e costante con i due ragazzi ricoverati al S. Andrea. Tuttavia senza ingenerare allarmismo: abbiamo tutti gli strumenti per gestire questa situazione”.
Il dottor Borrè ha assicurato che “i due ragazzi colpiti da tubercolosi stanno bene e stanno completando il loro percorso di cura in ospedale, per poi proseguirlo a casa. Quanto ai rischi di contagio va detto che, per la Tbc, infezione e malattia sono due eventi distinti. Si può rimanere infetti, ma non manifestare alcun sintomo della malattia anche per anni e, in questo periodo, il soggetto infetto non rappresenta in nessun caso un pericolo per chi gli sta vicino. Solo quando la malattia si manifesta (e parliamo ovviamente di tbc polmonare) l’infezione si può trasmettere per via aerea. Ma anche in questo caso occorre avere un contatto non episodico con il malato”.
Questa la ragione per cui l’attenzione del dipartimento prevenzione “è ristretto – ha detto Bagnasco – a un’ottantina di persone che presumibilmente si sono rapportate con una certa costanza ai due malati. Su tali soggetti, nei prossimi giorni, effettueremo il test di Mantoux che, con una semplice iniezione, consente di accertare la presenza o meno dell’infezione. In caso di positività partirebbero le profilassi del caso”.
Il dott. Conti ha infine proposto una riflessione sull’evoluzione storica della malattia considerata ormai “estinta” in Italia, ma tornata di recente a farsi sentire: “Dagli anni 80 il diffondersi dell’Hiv ha determinato una recrudescenza di casi di tubercolosi che aggredisce con maggiore facilità soggetti privi di difese immunitarie. Inoltre non c’è dubbio che i flussi migratori abbiano portato le nostre popolazioni in contatto con nuovi ceppi batterici di Tbc”.
“Quello che ci preme ribadire – ha concluso Pasqualucci – è che non esiste alcuna emergenza. Casi simili sono già stati affrontati e superati nel recente passato”.
I casi di Tbc nella nostra Asl sono 5 o 6 all’anno: una soglia di assoluta tranquillità.