Cosa sta accadendo al clima: l’analisi di 3bmeteo sull’anno più caldo degli ultimi decenni

Proponiamo l’analisi di 3bmeteo.com sull’attuale fase di anomalia climatica.

Persiste l’anomalia climatica su gran parte d’Europa, che in questi giorni sta sperimentando temperature talora eccezionali, da piena estate, in particolare sugli Stati centro-occidentali. Un ottobre che non inverte, ma anzi consolida, il trend di un 2022 particolarmente caldo e avaro di precipitazioni. Dopo l’estate più calda mai registrata in Europa secondo i dati Copernicus (ricordiamo i 40°C record di Londra, impensabili fino a qualche anno fa e impossibili da raggiungere – secondo la scienza – in assenza della forzante antropica sul clima), anche ottobre rischia di chiudere quantomeno tra quelli più caldi mai rilevati. Questo non implica che non possano verificarsi fasi termicamente sotto la media, come accaduto proprio a settembre, ma che queste si traducono in episodi decisamente meno frequenti e duraturi. In Europa le ondate di calore sono aumentate da 3 a 4 volte più rapidamente rispetto alle restanti aree del nostro emisfero, costituendo di fatto un hotspot climatico insieme al bacino del Mediterraneo. Discorso a parte va invece fatto sulle precipitazioni, per le quali non vi è ancora un trend statisticamente significativo legato al riscaldamento globale: vale a dire che la siccità talora eccezionale di questo 2022 non costituisce un trend che abbia valenza climatica a grande scala; i dati in letteratura suggeriscono fluttuazioni locali, su base sub-regionale. Le correlazioni tra Global Warming, distribuzione delle precipitazioni nello spazio e nel tempo e occorrenza dei fenomeni estremi sono ancora oggetto di approfondimento e dibattito.

Il mese di ottobre ricalca il trend dei mesi precedenti del 2022, anno caratterizzato da una forte anomalia positiva di geopotenziale a 500 hPa che dall’Atlantico si allunga verso l’Europa, con i massimi a ridosso degli Stati occidentali. Questa anomalia circolatoria costituisce una vera e propria barriera alle perturbazioni in arrivo sul Vecchio Continente e in Italia.

1. La grave siccità che ha colpito molte regioni d’Europa dall’inizio dell’anno ha subito una generale recrudescenza durante l’estate; le condizioni secche sono legate a una ampia e persistente mancanza di precipitazioni, contestualmente a un susseguirsi di ondate di caldo a partire da maggio in poi. Le alte temperature, esacerbate dai cambiamenti climatici, hanno reso più incisiva la siccità del 2022 nell’emisfero settentrionale. Le anomalie positive sono risultate da 3 a 6 volte più probabili in un contesto di riscaldamento globale legato alle attività umane.

2. Le piogge occorse da metà agosto hanno alleviato parzialmente le condizioni di siccità, anche se per alcune aree persiste una situazione critica; a livello locale, i temporali associati, talvolta di intensità estrema, hanno causato gravi danni e vittime (ad esempio l’alluvione nelle Marche), limitando così gli effetti benefici delle precipitazioni.

3. L’autunno in Europa si è mediamente scaldato a partire dagli anni 2000, anche se in misura minore rispetto alle altre stagioni. Questo perché è cambiata la circolazione con l’arrivo di aria più calda e per una maggiore presenza di anticicloni nel cuore dell’Europa. Grosso modo tale andamento ricalca il trend estivo che evidenzia una migrazione dell’anticiclone delle Azzorre verso ovest, tra Bermuda e Canada orientale. Questa variazione del Jet stream viene messa in relazione a una variazione dell’indice AMO, all’amplificazione artica e agli aerosol antropogenici. Il Global Warming non solo può incidere sugli estremi, ma anche sui driver meteorologici. In particolare, molta importanza e attenzione viene data alle onde quasi stazionarie, che secondo recenti studi sarebbero aumentate di frequenza dall’inizio dell’amplificazione artica, comportando ondate di calore più intense e durature.

4. Le ondate di calore in Europa sono aumentate da tre a quattro volte più velocemente che sul resto dell’emisfero Nord secondo un recente studio sulla rivista Nature Communications. Il riscaldamento globale antropogenico, dovuto principalmente all’aumento dei gas serra, aumenta l’intensità e la frequenza delle ondate di calore, ma può anche incidere sui ‘driver’ della variabilità naturale.

5. Sebbene eccezionali, questi eventi non sono inaspettati. Sono in linea con le prove presentate nell’ultimo rapporto di valutazione dell’IPCC (Integovernmental Panel on Climate Change), che indica un aumento sia in frequenza che in intensità delle ondate di calore. Questo trend è attribuito con alto grado di confidenza ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

(Su questo tema leggi anche il servizio pubblicato sul Corriere eusebiano del 29 ottobre)