Crisi Cerutti. L’Ufficio diocesano per il lavoro: «Venga rispettato l’accordo di giugno»
Sono ore complicate per i dipendenti della NewCo che, in estate, ha rilevato lo stabilimento Cerutti di Casale Monferrato nel tentativo di salvare almeno una parte della gloriosa impresa che, in epoche non lontane, è stata leader mondiale delle machine a stampa. Lunedì i dirigenti della società hanno annunciato la sospensione delle attività e la messa in cassa integrazione di tutti i 130 lavoratori in forza nella fabbrica casalese: troppo elevate le perdite finanziarie per proseguire nonostante le commesse non manchino. Solo a giugno era stato raggiunto l’accordo tra parti sociali e commissari incaricati di gestire il fallimento del “vecchio” Gruppo Cerutti. Tale accordo prevedeva la chiusura dello stabilimento di Vercelli (con i suoi circa 160 dipendenti) e la prosecuzione, sotto l’egida della NewCo, a Casale. Ora questa altra doccia fredda: tutti a casa. In più gli ammortizzatori sociali attivati per gli ex lavoratori del sito vercellese scadono a metà marzo. Nel fine settimana sindacati, dirigenti della NewCo e commissari dovrebbero incontrarsi per capire il da farsi.
Sulla vicenda si registra la presa di posizione dell’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro dell’Arcidiocesi di Vercelli che, sin dall’inizio, ha seguito attentamente la crisi alla Cerutti: «Apprendiamo con rammarico la notizia che, a far data da martedì 16 febbraio, tutti i lavoratori della NewCo Cerutti di Casale Monferrato, alcuni dei quali residenti nel territorio dell’arcidiocesi di Vercelli, sono stati posti in cassa integrazione a zero ore. Con loro ricordiamo gli oltre 160 lavoratori dello stabilimento Cerutti di Vercelli per i quali gli ammortizzatori sociali scadranno nel mese di marzo. Rinnoviamo la nostra preghiera di vicinanza e solidarietà alle famiglie dei dipendenti duramente colpiti dalla prospettiva della perdita del proprio posto di lavoro. Auspichiamo che venga esplorata la possibilità di dare compimento all’accordo siglato a giugno, garantito da un piano industriale con 11 commesse. Facciamo appello a tutte le forze economiche e alle istituzioni affinché possano essere individuate idonee soluzioni a tutela dei dipendenti e delle loro famiglie».
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