Gli ambientalisti: «L’80% delle scorie nucleari è in Piemonte. Urge mappa delle aree idonee allo stoccaggio»

Un centinaio di persone ha seguito – da casa, essendo periodo di lockdown: su YouTube, Facebook e Streamyard – il convegno “L’eredità nucleare: a che punto siamo?” svoltosi il 6 novembre e organizzato da associazioni ambientaliste e comitati del Piemonte. I relatori hanno spiegato come in Piemonte, quale “relitto” della stagione nucleare del secolo scorso, quattro Comuni – Saluggia e Trino in provincia di Vercelli, Bosco Marengo e Tortona in provincia di Alessandria – si trovano ad avere sul proprio territorio oltre l’80% dei materiali radioattivi di tutta Italia, in impianti e depositi collocati in aree a rischio. Associazioni e comitati hanno ribadito come sia assurdo continuare a mantenere una simile quantità di materiali radioattivi in aree del tutto inidonee per la vicinanza ai fiumi, alle falde, alle zone abitate. «Dobbiamo esigere – affermano – il trasferimento al più presto di tutti questi materiali pericolosi in un sito meno inidoneo, scelto con oggettività e trasparenza in modo che possa rappresentare la soluzione caratterizzata dal rischio più basso possibile. Certamente però la scelta del sito non deve essere lasciata ai vari “mercanteggiamenti” a cui in Italia siamo stati purtroppo abituati». E’ stato quindi espresso l’auspicio che – come promesso poche settimane fa dal ministro dello Sviluppo economico, Patuanelli – il Governo dia al più presto il nulla osta alla pubblicazione da parte di Sogin della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (la famosa CNAPI), che dovrà mostrare quali aree rispettano i criteri della Guida Tecnica 29 già noti dal 2014: sia quelli di esclusione, sia quelli di maggiore dettaglio, in modo che tutti possano verificare che la scelta del sito “meno inidoneo” per la localizzazione del Deposito Nazionale sia davvero oggettiva e trasparente. Altre scorciatoie e furberie – che già si intravedono nelle dichiarazioni di alcuni sindaci e parlamentari – non sono percorribili. «Occorre riprendere al più presto il percorso previsto dal Programma Nazionale per la gestione del materiale radioattivo – concludono associazioni e comitati – da dove, ormai cinque anni fa, si è interrotto; continuare a rinviare la pubblicazione della CNAPI e le tappe successive per l’individuazione del sito per il Deposito Nazionale non significa “non decidere”: significa decidere di mantenere come deposito nazionale gli inidonei siti attuali». La registrazione del convegno è disponibile sul canale YouTube “Osservatorio sul nucleare”.