Gli ambientalisti sulla Cnapi: «Finalmente è chiaro che il Vercellese non può ospitare scorie nucleari»

«Riconosciute le nostre posizioni contro chi pensava più alle “compensazioni” che a liberare il territorio dalla servitù nucleare»

Come sarà il futuro deposito unico delle scorie nucleari

Sulla pubblicazione della nuova Carta dei siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito unico delle scorie nucleari (Cnapi) intervengono i movimenti ambientalisti vercellesi Comitato di vigilanza sul nucleare, Legambiente e Pro Natura e il giudizio su questo primo passaggio è positivo: «Che quelli di Saluggia, di Trino e molti altri siti in cui da decenni sono “temporaneamente” stoccate le scorie radioattive italiane non siano idonei ad ospitarle… è noto da tempo. Perlomeno: è noto alle associazioni ambientaliste, soprattutto qui nel Vercellese, che da decenni premono affinché il nostro Paese individui un luogo “meno inidoneo” in cui immagazzinarle. Anche il “Programma Nazionale di gestione delle scorie radioattive” è noto e pubblicato da tempo. Cinque anni fa la Sogin – la società di Stato che ha il compito di gestire l’eredità nucleare italiana – aveva ricevuto l’incarico di predisporre la Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee in cui costruire il Deposito, sulla base di criteri scientifici redatti da Ispra. La Carta era pronta da tempo: ma siccome continuava ad essere secretata e a prender polvere nei cassetti dei Ministeri, alla fine del 2020 le associazioni e i comitati ambientalisti della nostra zona hanno intensificato le pressioni sui Ministeri dell’aAmbiente e dello Sviluppo economico affinché dessero il nulla osta alla pubblicazione. Non altrettanto impegno c’è stato da parte delle amministrazioni comunali, sicuramente più interessate a farsi erogare dallo Stato le “compensazioni” che a sollecitare l’attuazione del Programma. Il 5 gennaio 2021 la Carta è stata finalmente pubblicata. Le aree individuate sono 67, e il Programma prevede ora alcuni mesi di consultazione dei territori. Siamo quindi solo all’inizio dell’iter, ma un primo passo è stato fatto».

Poi una stoccata nemmeno troppo velata al sindaco di Trino, Daniele Pane, che nelle scorse settimane era parso aprire alla trattativa col governo candidando il suo Comune come possibile sede del deposito (proposito successivamente smentito dallo stesso Pane): «Quel che balza subito all’occhio è che nel Vercellese – in cui è attualmente ed impropriamente stoccato oltre l’80% del materiale radioattivo italiano – non vi sono aree idonee ad ospitare il Deposito. Quindi quei sindaci che non vedevano l’ora di «sedersi al tavolo» con il governo e con Sogin per proporre il loro territorio come sede per il Deposito, a fronte di laute compensazioni economiche, sono rimasti delusi. Ci spiace per loro, ma il tema è troppo delicato per essere affrontato solo con l’obiettivo di ottenere ristori economici. Si apre ora una fase importante: nei prossimi quattro mesi associazioni e cittadini potranno valutare le aree individuate, capire perché sono state scelte, proporre osservazioni e partecipare quindi alla prevista consultazione pubblica. In questa fase le nostre associazioni saranno attente a verificare rigorosamente, insieme alle popolazioni interessate, che i criteri che hanno portato alla individuazione di questi siti potenzialmente idonei siano stati applicati correttamente. Per Saluggia, Trino e gli altri Comuni sedi di depositi “temporanei” la priorità è quella di incalzare Sogin: anziché continuare a costruire costosissime strutture (che presto dovranno essere demolite) negli inidonei siti in riva ai fiumi, cominci piuttosto a predisporre il programma di trasferimento del materiale radioattivo, in modo da liberare – finalmente – queste aree dalla servitù nucleare».