Il governo risponde a Busto sul “caso” Saluggia

Il parlamentare M5S aveva chiesto chiarimenti sul coinvolgimento nell’inchiesta Expo di aziende che lavorano alla costruzione di Cemex

Non soddisfa il parlamentare M5S vercellese, Mirko Busto, la risposta ricevuta dal governo alla sua recente interpellanza sulla vicenda che vedrebbe coinvolte nell’indagine sulle mazzette all’Expo anche aziende appaltatrici dei lavori di messa in sicurezza del comprensorio nucleare di Saluggia.

«Secondo le indagini della magistratura sull’Expo – ha detto Busto in aula – all’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, vincitore della gara per il Cemex, la cosiddetta cupola dell’Expo avrebbe chiesto l’1,5% del valore dell’appalto, cioè circa un milione e 350 mila euro, di cui 600 mila effettivamente versati. L’imprenditore, sempre stando alle notizie dell’inchiesta ancora in corso, avrebbe promesso altri 600 mila euro in cambio dell’appalto Architetture di servizi per Expo 2015. Nell’insieme un giro di denaro che supera i due milioni di euro. Siamo preoccupati per la torta più grande: il deposito unico delle scorie nazionali che in teoria entro il 2025 dovrebbe contenere 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi. Abbiamo chiesto al governo di verificare la reale capacità e professionalità della cordata Malturo-Saipem incaricate di effettuare il lavoro Cemex».

Secondo Busto la risposta del governo sarebbe stata una difesa a “spada tratta” non solo della Sogin, controllata proprio dal governo, ma anche delle stesse aziende coinvolte che «hanno una storia industriale di rilievo», queste le parole del sottosegretario Claudio De Vincenti.

«Ma che significa? È una difesa d’ufficio – risponde Busto – senza nemmeno aver predisposto le necessarie garanzie a tutela dei cittadini. Una presunzione di non colpevolezza che – se in un procedimento giudiziario è atto dovuto – quando si parla di appalti pubblici, soldi della collettività e soprattutto sicurezza nazionale non può assolutamente essere data per scontata».