Saitta incontra i medici di famiglia: «Lavoriamo insieme»
Hanno ammesso di non essere mai stati coinvolti in passato dalla Regione Piemonte nella reale programmazione della sanità territoriale, ma di aver solo partecipato a trattative sindacali. Venerdì i rappresentanti dei medici di famiglia (sono circa 3.300 in Piemonte) di Smi (Barillà), Snami (Grosso Ciponte) e Fimmg (Venesia) hanno condiviso con l’assessore alla sanità della Regione Piemonte Antonino Saitta, la necessità di costruire al più presto un’ipotesi condivisa per superare la centralità dell’ospedalizzazione da riconvertire in assistenza territoriale e continuità assistenziale per venire incontro alle esigenze di una popolazione piemontese sempre più anziana e con sempre maggiori bisogni.
«Lavoriamo insieme. Basta polemiche dei medici ospedalieri contro i medici di famiglia» hanno detto chiedendo che la Regione Piemonte possa finalmente governare il sistema delle aziende sanitarie «dove finora ogni distretto si è comportato in modo difforme anche a pochi chilometri di distanza. Ci sono Asl che spingono sulla domiciliarità ed altre che rifiutano di attivare un servizio di assistenza domiciliare integrata. Spesso i colleghi ospedalieri non conoscono nemmeno il percorso delle dimissioni protette e il venerdì mandano a casa i pazienti. Perfino i bandi per i medici di guardia medica sono difformi da distretto a distretto” hanno sottolineato i rappresentanti dei medici di famiglia secondo i quali “l’assistenza territoriale va migliorata e non modificata».
L’assessore Saitta ha chiesto ai medici di famiglia di «non ridurre tutto ad un problema economico: nel tempo i nuovi strumenti per superare la centralità dell’ospedalizzazione non sono mai davvero partiti, ognuno ha avuto la sua parte di responsabilità, ora serve l’umiltà di confrontarci con chi fa meglio di noi». Per questo li ha invitati per venerdì 30 gennaio in assessorato ad un focus sull’assistenza territoriale: «Ascolteremo come fanno altre Regioni italiane che sono più avanti di noi: negare che oggi in Piemonte ci sia un problema nel rapporto tra opinione pubblica e medici di famiglia sarebbe sbagliato. So che fate un grande lavoro e non voglio generalizzare o fare del qualunquismo, ma nella nostra sanità manca la percezione dell’obiettivo generale, la frammentazione è segno di difficoltà vera. Io voglio governare questo sistema, per non farlo esplodere».