Se il vaccino diventa occasione di fratellanza tra le religioni: l’esperienza del Cottolengo di Torino
«La vaccinazione contro il Covid-19 come momento di fratellanza e condivisione tra i rappresentanti delle confessioni religiose presenti in Piemonte e riconosciute dallo Stato italiano», così la Regione Piemonte annuncia una nuova e particolare fase della campagna vaccinale.
Da mercoledì 7 aprile il presidio ospedaliero del Cottolengo di Torino diventerà un centro vaccinale per i religiosi che rientrano nelle categorie attualmente in fase di immunizzazione secondo quanto previsto dal Piano nazionale del Governo: ultraottantenni, soggetti estremamente vulnerabili o con grave disabilità, 70-79enni, religiosi che operano come personale scolastico e come operatori di Protezione civile e assistenza spirituale negli ospedali, nelle Rsa, nelle strutture per anziani autosufficienti e presso il domicilio dei fedeli. Saranno così invitati a sottoporsi a vaccinazione i religiosi appartenenti alle varie confessioni da quella buddista a quella cattolica, ebraica, islamica, valdese, a tutte le diverse confessioni a cui dà voce il Coordinamento interconfessionale del Piemonte.
I vaccini saranno forniti con la collaborazione dell’Asl Citta di Torino.
Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi esprimono la gratitudine del territorio «per la disponibilità che la Piccola Casa della Divina Provvidenza ha voluto manifestare, nel solco della solidarietà verso tutta la popolazione che ha sempre contraddistinto la sua opera meritoria. Si tratta di un grande esempio di fratellanza e di condivisione tra le diverse confessioni religiose».
Don Carmine Arice, padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, afferma che «il presidio ospedaliero del Cottolengo è ben lieto di poter diventare, fino a quando ci sarà bisogno, un centro vaccinale per il personale religioso di tutte le confessioni. In questo modo sarà possibile tutelare la sicurezza dei ministri del culto, che sono quotidianamente a contatto con persone fragili, e dei loro fedeli, soprattutto di quelli che vivono in condizioni di difficoltà. Saremo lieti di procedere successivamente con le vaccinazioni di coloro che ne avranno bisogno, in particolare delle fasce più indigenti della popolazione».
L’iniziativa è stata accolta con estremo favore da tutti i massimi esponenti delle diverse confessioni a partire da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino: «Apprezzo molto la decisione presa dalla Regione Piemonte nell’ottica – inclusiva e plurale – della tutela di chi esercita una missione non solo utile ma necessaria. Sono altresì molto lieto che l’Istituto del Cottolengo abbia accettato di essere il luogo in cui si effettuano queste vaccinazioni. Ciò esprime nel concreto la storia di solidarietà e fraternità espressa da questa istituzione e condivisa da tutta la Chiesa Cattolica».
Rav. Ariel Di Porto, Rabbino capo della Comunità ebraica piemontese: «Per la Comunità ebraica si tratta di un’iniziativa tanto significativa quanto utile, dal momento che i religiosi in diversi contesti – sociale, didattico, liturgico,assistenziale – operano a contatto con il pubblico e potranno in questo modo proseguire con sicurezza».
Younis Tawfik, presidente dell’Unione della Comunità araba di Torino: «In merito alla lodatissima Vostra iniziativa per la campagna di vaccinazione dei ministri di culto e religiosi impegnati con le loro comunità, sono stato incaricato dalla Comunità islamica di Torino e del Piemonte di trasmettere i nostri ringraziamenti più sinceri per questa iniziativa unica nel suo genere e nella sua umanità, in quanto non ha escluso nessuno di questa categoria. Rinnovo il mio personale ringraziamento in qualità di presidente del Centro culturale Dar al Hikma e dell’Unione della Comunità araba di Torino per aver così correttamente interloquito con noi, tanto in quanto membri del Coordinamento interconfessionale del Piemonte quanto della Comunità islamica della nostra Regione».
Patrizia Mathieu, presidente del Concistoro Valdese di Torino: «Pur nelle perduranti difficoltà di approvvigionamento dei vaccini, la Regione riconosce così l’importanza del ruolo di accompagnamento spirituale che le fedi svolgono. Vaccinare i pastori e le pastore Valdesi e Metodisti/e significa capire quanto i credenti e le credenti hanno bisogno della vicinanza spirituale e fisica dei loro ministri di culto, ma anche quanto questi e queste ultimi/e si espongono al rischio di contagio e di trasmissione del virus nello svolgimento del loro ministero».
Giampiero Leo, portavoce del Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi”: «È veramente lodevole questa iniziativa vaccinale della Regione Piemonte. Essa, infatti, raggiunge insieme due obiettivi importantissimi: il primo, di aumentare – in modo mirato – la tutela alle categorie più esposte a rapporti diretti con la popolazione; il secondo, di dimostrare che i princìpi di integrazione, pluralismo, uguaglianza per tutti i cittadini, rispetto e interazione con tutte le culture in Piemonte non rimangono parole astratte, ma si traducono in azioni e fatti concreti che, peraltro, vanno oggettivamente a beneficio di tutta la comunità».