Coldiretti: «Bene la nuova legge sulla caccia. Limiterà la fauna selvatica»
Proprio la scorsa settimana, da questo sito, abbiamo raccolto l’allarme delle associazioni di categoria degli agricoltori relativamente ai danni derivanti dal proliferare della fauna selvatica. La notizia di qualche giorno fa dell’approvazione della nuova normativa sulla caccia viene, dunque, salutata con soddisfazione dagli agricoltori.
Il testo sostituisce la legge 70 del 1996 che era stata abrogata nel 2012. «Era da tempo necessaria e attesa una nuove legge anche per andare incontro alla situazione attuale – sottolinea Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella – La necessità era proprio quella di coniugare la tutela della fauna con l’attività venatoria visto il proliferare della fauna selvatica, dannosa non solo alle coltivazioni, ma anche per la sicurezza dei cittadini».
Sempre più numerosi i casi di cinghiali avvistati nei centri urbani delle due province di Vercelli e Biella, così come ripetuti – e dagli esiti imprevedibili – gli incidenti stradali, alcuni mortali, che si sono verificati su tutto il territorio. I cinghiali si sono moltiplicati in tutta Italia, raggiungendo oltre un milione di esemplari e nell’intero areale delle due province, la loro presenza è sempre più preoccupante. Le invasioni non si sono arrestate nemmeno nel periodo invernale, con la devastazione di prati stabili, colture di frumento e cereali autunno-vernini, ed ora ci si trova in una delle fasi più delicate, con le semine in corso e l’approssimarsi della stagione estiva.
«Alcune novità introdotte appaiono significative e vanno a soddisfare le richieste che abbiamo avanzato, sia in ambito regionale sia nazionale. In particolare, la nuova legge inserisce misure straordinarie di controllo della fauna selvatica sulla base di nostre richieste, con la possibilità di coinvolgimento anche dei proprietari e conduttori dei fondi danneggiati, purché in possesso delle abilitazioni previste dalla normativa. Un risultato che va incontro alla necessità di tutelare i nostri territori e paesaggi, ma anche verso la valorizzazione del lavoro degli imprenditori che su quei territori investono e lavorano quotidianamente, specificatamente nelle aree collinari e montane dove l’agricoltura è più difficoltosa e dove, in alcuni casi, si sono persi fino al 50% delle superfici coltivabili a causa proprio dei selvatici: in particolare i cinghiali non incontrano, nei nostri territori, nessun antagonista naturale, e va da sé che il loro proliferare inarrestabile sta già avendo esiti dirompenti sullo stesso equilibrio ambientale».