Emergenza cinghiali e animali selvatici: «Non si può più fare finta di nulla»
Insorgono le associazioni di categoria: «In montagna e collina compromesso il 50% dei terreni». La Regione: «Problema di sicurezza pubblica»
Basta fare un giro nei nostri boschi, in Valsesia come nei territori di collina e pianura, per rendersi conto che l’emergenza cinghiali è una realtà emergenziale: le tracce del passaggio di interi branchi di ungulati si intravvedono ovunque e non di rado è posssibile un “avvistamento” diretto. Anche altri animali selvatici (caprioli, cerbiatti…) tendono a spostarsi sempre di più verso aree abitate e coltivate da cui un tempo si tenevano distanti. Per questo l’allarme sale forte soprattutto dalle associazioni di categoria degli agricoltori.
«L’eccessiva proliferazione della fauna selvatica e dei cinghiali in particolare non è più soltanto un problema dell’agricoltura, come denunciamo da tempo, ma un’emergenza ambientale e sociale. Il recente incidente sulla tangenziale di Alba, dove ha perso la vita un uomo di 59 anni, ci lascia sgomenti ma non increduli». Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, chiede ancora una volta, interventi urgenti, ricordando che in Piemonte si registrano oltre 1.100 incidenti stradali all’anno, documentati dalle forze dell’ordine, causati da cinghiali e caprioli. “È da tempo che denunciamo una situazione non più tollerabile, che sta diventando drammatica. Ci rivolgiamo nuovamente alle istituzioni, a ogni livello, perché s’impegnino responsabilmente e senza pregiudizi per giungere a un intervento risolutivo che ponga fine a questi disastri, nell’interesse di tutta la società».
Dello stesso avviso anche Coldiretti: «L’ escalation dei danni, delle aggressioni e degli incidenti che causano purtroppo anche vittime, è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente il milione, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Non basta il provvedimento che la Giunta regionale aveva approvato nei mesi scorsi, dando il via alle norme per attivare interventi riguardanti la prevenzione ed il controllo dei cinghiali. Le province e Città metropolitana avrebbero dovuto fare la loro parte, ma a che punto siamo? La tutela dell’ambiente non deve farci dimenticare la sicurezza stradale, per questo serve agire con tempestività su tutti i territori e specificatamente nelle aree collinari e montane, dove l’agricoltura è più difficoltosa, in cui si sono già persi oltre il 50% delle superfici coltivabili a causa proprio dei selvatici. Senza dimenticare che a rischio oggi è la sicurezza dell’intera collettività».
«Da tempo sosteniamo che il contenimento della fauna selvatica non sia solo un problema di danno alle colture agricole, ma anche di rischio per la sicurezza umana – sottolinea l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa – L’incidente di Alba, pagato con il prezzo di una vita, ha concretizzato in modo drammatico i nostri timori. È la conseguenza di anni di immobilismo in cui si è sottovalutata la situazione. Uno dei primi atti della Giunta a fine giugno, appena ci siamo insediati, è stato proprio lo sblocco del piano di contenimento fermo da tempo, ma non basta. Il presidente Cirio chiederà ai prefetti di tutto il territorio regionale di convocare una seduta del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica specifico su questo tema per affrontare il problema in modo più strutturale. Serve un piano di emergenza straordinario che ci permetta di contenere il fenomeno».