Parte il taglio del riso: Coldiretti prevede perdite di prodotto superiori al 30%

Crolla di oltre il 30% la produzione del riso in Italia colpita dagli effetti del meteo pazzo, tra siccità e nubifragi, in un momento in cui l’aumento record dei costi per energia e gasolio provocato dalla guerra in Ucraina sta devastando i bilanci delle aziende agricole. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’inizio della raccolta sui 217mila ettari coltivati in Italia con 9 risaie su 10 concentrate al nord fra la Lombardia e il Piemonte. 

«A pesare su questa annata è, da un lato, l’esplosione dei costi energetici con aumenti record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio, secondo l’analisi Coldiretti, e, dall’altro, la siccità poiché negli anni è mancata la prevenzione e l’attenzione a progettare infrastrutture per lo stoccaggio dell’acqua. Per questo con l’avvio del taglio del riso, si prevedono perdite di raccolto del 30% che, però, arrivano fino al 70% per le zone, soprattutto, della provincia di Novara dove è mancata l’acqua maggiormente», spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo.

Intanto è arrivato il via libera in Conferenza Stato Regioni al decreto del Mipaaf che stanzia 15 milioni di euro fino ad esaurimento per i risicoltori italiani a parziale ristoro dei maggiori costi sostenuti a seguito della crisi causata dalla guerra in Ucraina, del livello record raggiunto dai prezzi delle materie prime energetiche e anche in considerazione della siccità che ha compromesso le produzioni.

«Per sostenere il settore bisogna anche lavorare sugli accordi di filiera come strumento indispensabile per la valorizzazione delle nostre produzioni e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Non va dimenticato che sul nostro riso grava, poi, la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori. Bisogna tutelare la nostra risicoltura e questo deve essere un obiettivo primario per l’Europa visto che abbiamo un prodotto che si distingue per sicurezza nella produzione e qualità, rispetto a quello importato dall’Asia a basso costo, frutto di soprusi».

In Italia oltre il 70% del riso importato è oggi a dazio zero. Un esempio è il Myanmar, che è tra i primi fornitori del nostro Paese con 72,5 milioni di chili nei primi sei mesi del 2022, ben 24 volte di più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con un trend favorito dalla scadenza della clausola di salvaguardia con la quale si erano bloccate le agevolazioni tariffarie concesse al Paese asiatico e alla Cambogia che ha più che raddoppiato le sue esportazioni verso l’Italia.