Il riso tra import e riduzione dell’intervento comunitario: quali strategie?

Venerdì pomeriggio il vivace e partecipato confronto promosso dalla Cgil Vercelli con tutti gli attori della filiera

Un momento del convegno della Cgil sul futuro del riso

Se l’obiettivo della Cigil Vercelli Valsesia era quello di suscitare il dibattito e l’attenzione del mondo economico attorno al destino della risicoltura allora bisogna dire che il risultato è stato raggiunto: il confronto a più voci organizzato nell’aula magna dell’Istituto agrario venerdì pomeriggio sul tema “Fare sistema per il futuro del riso vercellese” ha messo attorno a un tavolo tutti i principali attori del comparto. C’erano le organizzazioni di categoria, gli industriali, le cooperative di commercializzazione, l’Ente Risi. E c’erano gli agricoltori che, a tratti, si sono fatti sentire dalla platea quando hanno voluto marcare il loro consenso o la loro contrarietà per le considerazioni che i vari relatori hanno espresso. La tesi della Cgil, enunciata in apertura dal segretario generale Luca Quagliotti e dal segretario della Flai Cgil Enrico Pagnoni, era semplice nei contenuti, ma certamente complessa da realizzare: oggi gran parte del riso prodotto nel Vercellese viene lavorato e confezionato fuori dai confini provinciali. Perché non ricercare alleanze tra agricoltori, industria, cooperative e consorzi di commercializzazione per far nascere poli produttivi nel Vercellese?

Dopo due relazioni tecniche introduttive con questa domanda di fondo si sono misurati i partecipanti alla ampia tavola rotonda (che in realtà era il lungo tavolone che occupa l’intero palco dell’aula magna dell’Agrario): Giovanni Perinotti (Confagricoltura), Tommaso Mario Abrate (Fedagri-Confcooperative Piemonte), Giovanni Provera (Riserie Artigiane-Confartigianato Vercelli), Giovanni Daghetta (Cia Lombardia), Giovanni Oliaro (Legacoop Piemonte) e Massimo Pasteris (Cna area Vercelli) e, dopo la pausa, Sara Palazzoli (Flai Cgil nazionale), Paolo Dellarole (Coldiretti Biella Vercelli), Maria Grazia Tagliabue (Sp spa), Ottavio Mezza (Ovest Sesia), Paolo Carrà (Ente Risi), Giorgio Ferrero (Regione Piemonte).

Sono emerse posizioni differenziate: qualche dubbio sull’effettiva possibilità di innescare processi industriali nel Vercellese, vista la vicinanza di grossi impianti produttivi in Lomellina, è stata espressa da alcuni rappresentanti delle organizzazioni agricole. Più possibilista il mondo delle cooperative e pronta a fare la sua parte la Regione Piemonte. Di certo il mondo risicolo non può restare fermo visto il progressivo ridursi delle risorse economiche messe a disposizione dalla Ue attraverso la Pac e la crescente concorrenza del riso proveniente dal Sud Est Asiatico.

Nelle conclusioni di Massimo Pozzi (Cgil Piemonte) l’impegno a proseguire nell’analisi e nello sforzo di proposta da parte del sindacato con la prospettiva di creare nuovi posti di “buon” lavoro nel Vercellese e in tutta l’area caratterizzata dalla coltura risicola.