“Sua eccellenza il Gattinara” alla conviviale Rotary
Cinzia Travaglini, Presidente Rotary Club Gattinara, ha invitato alla conviviale del 14 gennaio: “Sua Eccellenza il Gattinara. Da una nobile terra il nebbiolo più aristocratico”.
Alberto Pattono, nato a Crevacuore, una laurea in economia e commercio, “spiritosamente” descrive la propria vita: “La banca mi dà il pane, scrivere mi dà ottimo vino”, infatti questo volume dedicato al Gattinara, il settimo di una collana dedicata ai vini dell’Alto Piemonte, nasce proprio dalla passione maturata dopo un corso da sommeiller degustatore, ma soprattutto dal contatto con i viticoltori: “Gente molto concreta e diretta, che conosce ogni zolla dei loro vigneti e ogni acino prodotto: questo è un mestiere antico, radicato al territorio, che si fa per amore”.
L’autore si è avvicinato progressivamente al Gattinara, con grande rispetto e circospezione, passando dal paesaggio gattinarese, un vero unicum tra i terreni vitati piemontesi: “Dal castello di San Lorenzo, si abbracciano tutti i Docg dell’alto Piemonte, arrestandosi su questo suolo delle colline gattinaresi, spiccatamente acido, la cui ricchezza minerale è frutto dell’eruzione dell’antico supervulcano. Semplicemente guardando la distesa dei vigneti si comprende come è stato plasmato il territorio e come si è evoluta la viticultura, soprattutto negli ultimi cinquant’anni. Il Gattinara è un vino di qualità, come testimoniano già le antiche colture, non ad alteno, ma a filare di tipo greco, e di quantità, nato ben prima della fondazione del borgofranco, avvenuta nel 1242. Un inedito documento, presente nell’archivio comunale, segnala che nel 1742 a Gattinara si erano prodotte 22.800 brente, pari a 1,2 milioni di litri, che in larga parte venivano esportati nel vicino Ducato di Milano”.
Il libro del volume è bilingue: italiano e inglese, perché per i produttori gattinaresi è molto importante il mercato estero e questa è una presentazione elegante e di qualità, che abbina in modo molto piacevole testo, fotografie e tavole originali realizzate dall’artista Vincenzo Pollaci: “Un siciliano alla corte del Gattinara”, pittore estroso, inventore dei “vinarelli”, dipinti con il Gattinara.
“La natura con questa eccellenza ci dà cento, all’uomo non resta che cercare di mantenerne il più possibile”: queste sagge parole del papà della Presidente Travaglini hanno introdotto gli “uomini del Gattinara”: dal cardinal Mercurino, primo ministro dell’imperatore Carlo V, considerato l’inventore dei pranzi di lavoro, che ebbe il merito di far conoscere il nostro vino a tutte le corti europee, a Thomas Jefferson, che prima di diventare il terzo presidente degli Stati Uniti d’America, fu ambasciatore a Parigi ed essendo un conoscitore ed estimatore di vini pregiati, nel 1787, in occasione della sua visita a Torino, fu colpito dalla personalità del Gattinara e se ne portò cinquanta bottiglie in America, a Carlo Caligaris, che nell’Ottocento tenne un minuzioso diario che ci tramanda informazioni preziose sulle vigne gattinaresi e sulle condizioni metereologiche, ed in particolare sulle terribili grandinate, che potevano compromettere il lavoro di un intero anno, fino a Luigi Veronelli, amante dei terroir di questa zona, e allo scrittore Mario Soldati, che al Gattinara dedicò un racconto.
Le stagioni del Gattinara sono state raccontate attraverso un video, realizzato da Piero Nardi, commentato da Gigi Mosca, un attore professionista, ma il Gattinara, quello autentico, è stato gustato a tavola: “Un vino che si caratterizza più per il profumo, lampone e viola, che per la struttura: nascendo da terreni scuri le viti sviluppano maggiormente la parte aromatica. Come scrive Soldati, il Gattinara avrebbe del Porto, un Porto smagrito, prosciugato, quasi etereo”. Per Cinzia Travaglini il nebbiolo, il principe dei vitigni, è anche il più difficile da lavorare in vigna e in cantina, patisce le intemperie e il vino tende ad ossidarsi, per questo è molto importante lo “scambio di ossigeno”: “Il Gattinara bevuto stasera a tavola è del 2008, un’ottima annata, anche se ha visto la grandine, che ha naturalmente diradato la produzione, ma l’uva in cantina era molto carica, di gradazione elevata e si è prodotto del vino che migliorerà ancora negli anni”.
Al termine della presentazione il dialogo si è infittito di domande alle quali sia l’autore che il produttore, Cinzia Travaglini, hanno risposto in modo esauriente, ricordando come oggi in ogni azienda vitivinicola la presenza dell’enologo sia importante: “Anche se l’impronta al vino la dà il produttore”. Pattono ha raccontato di aver avuto il piacere di “annusare” un Lessona di cent’anni, stappato a Biella al Museo del Territorio per festeggiare i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia: “Si era perso completamente il colore, all’interno della bottiglia si era formata una soluzione di consistenza mucillaginosa, ma quel profumo non lo dimenticherò”.
Così come resterà memorabile questa serata con degustazione organizzata dal Rotary Club Gattinara.