L’Anci ottiene il congelamento del piano di chiusura degli uffici postali
«Il congelamento del piano di chiusura degli uffici postali è un primo importante passo nell’ambito delle trattative che l’Anci sta conducendo a livello nazionale e regionale». È quanto emerso a margine dell’incontro con Poste che si è svolto a Roma nelle scorse ore. «L’Associazione dei Comuni è impegnata in prima linea sul tema della riorganizzazione del servizio postale – ricordano da Anci Piemonte – il provvedimento riguardante le chiusure penalizzava soprattutto i centri minori e le località montane. Dopo il nostro incontro Poste Italiane si è detta disponibile a rivalutare il piano e a valorizzare e potenziare ulteriormente i servizi».
In particolare, durante l’incontro, si è parlato della possibilità di offrire ai cittadini, attraverso gli uffici oggi aperti, l’accesso a servizi innovativi quali lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), il postino telematico, i servizi di tesoreria comunale e quelli del sistema sanitario.
Nei primi mesi di attuazione del provvedimento, partito a settembre, soltanto in Piemonte sono stati chiusi 36 uffici postali, mentre sono 99 quelli per i quali è scattata una rimodulazione dell’orario di servizio. In tutta Italia gli uffici già chiusi sono 250. In Piemonte, inoltre, sono ben 17 i ricorsi contro il provvedimento pendenti al Tar. Sulla questione, interviene in queste ore anche il segretario generale dell’ANCI, Veronica Nicotra, che ribadisce: «Abbiamo più volte sostenuto, nei nostri incontri con il Governo, che i tredicimila uffici postali, in gran parte nei piccoli Comuni, oltre a rappresentare un “presidio” irrinunciabile della presenza dello Stato sul territorio, costituiscono un valore da preservare e da implementare, e non certo da ridurre nella loro funzionalità o addirittura da sopprimere».
In particolare, negli ultimi due anni, ANCI aveva rappresentato la necessità di considerare l’aspetto della salvaguardia di un servizio essenziale come quello postale, per garantire le condizioni minime di vivibilità anche nelle aree più periferiche del Paese. L’apertura di tavoli nazionali di confronto, congiuntamente a un’analoga azione capillare a livello regionale, hanno fatto emergere con forza questi aspetti.