“Pietroburgo e dintorni”, Dostoevskij in teatro a Costanzana

Storie di personaggi, scaturiti dalla fantasia di Dostoevskij, ma probabili protagonisti dei sobborghi pietroburghesi nella metà del XIX secolo

Venerdì 19 giugno, presso il Cinema Parrocchiale di Costanzana andrà in scena “Pietroburgo e dintorni”, spettacolo teatrale in atto unico liberamente tratto dai racconti di F. Dostoevskij ad opera della compagnia “La quarta parete”.

“Pietroburgo e dintorni” è una rappresentazione teatrale ideata da Gassman, Celi e Guerrieri, tratta dai racconli di Dostoevskij e adattata per il teatro. Racconta le micro storie di personaggi, scaturiti dalla fantasia di Dostoevskij, ma probabili protagonisti delle piazze e dei sobborghi pietroburghesi nella metà del XIX secolo.
II sognatore, che rifiuta la realtà, che si rifugia nelle sue visioni, che non riesce a vivere quella vita razionale e materiale che a nessuno e proibita se non a lui, che cammina tra gli angoli e le strade di una Pietroburgo, che sembra perdere le proprie fattezze terrene per farsi evanescente e impalpabile, immagini vivide piu della realtà, vite mai vissute e desideri realizzati in un mondo onirico.
Un uomo di una certa età che arriva a ridursi sul lastrico più di quanto non sia, per garantire piccoli doni alla ragazza di cui è innamorato. Un rapporto platonico, fatto di lettere, in cui si raccontano di loro stessi e si dimostrano grande affetto e premura, veicolati da speranza e fede.
E poi ancora, la condizione dell’uomo del sottosuolo, solo, ripiegato su se stesso, prigioniero del suo labirinto, e quindi tendente all’astio, alla rabbia, al livore nei confronti del pensiero e del provarci altrui. E’ un uomo timido, senza risorse e protezioni, che la brutalità della vita sociale respinge nel sottosuolo, e a cui non resla che cercare uno sfogo provvisorio tormentando chi sta ancora più in basso di lui.
Nell’ultima parte una visione grottesca sulla vita post mortem, in cui borbottanti cadaveri, talvolta in toni comici e talvolta drammatici, “vivono”, ancora per poco, i residui della vita concentrati nelle loro coscienze.
Poiche i defunti non possono sentire il loro “naturale” odore di decomposizione, diviene chiaro così che il lezzo emanato, insopportabile, in realtà è un fetore metafisico proveniente dalla loro anima e dalle miserie di cui era pregna.
Tutte identità morali, incarnate in figure che si scontrano su di una sorta di palcoscenico dell’anima. L’isolamento e l’aberrazione sociale contro l’ipocrisia delle convenzioni imposte dalla vita ccmunitaria, la supposta sanità mentale contro la malattia, la fede contro l’ateismo.
Dostoevskij come rivelatore di cio che di più recondito vive in ogni anima, in ogni io, in ogni psiche e di quelle scomode verità che vi abitano.

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