La nazionale di pony games in ritiro a Castell’Apertole in vista dei campionati europei
24 giovani atleti, allenati dal tecnico francese Jacques Cavé, compongono infatti le quattro squadre (cat. under 12, under 14, under 17 e open) che si confronteranno con i migliori cinquanta team provenienti da tutta Europa.
Sei giorni intensi non solo di allenamento, ma anche di vita in comune per consolidare i rapporti tra gli atleti e rafforzare lo spirito di squadra, indispensabile per ottenere buoni risultati in questa disciplina. E Castell’Apertole, con il suo rinnovato e attrezzatissimo centro ippico, il bed & breakfast ospitato nell’antico Palazzo Chiablese, la piscina e il parco giochi, è sembrata un’ottima location immersa nella natura per allenarsi ma anche per divertirsi insieme.
“Il nostro team – racconta l’allenatore Jacques Cavé – è molto competitivo a livello internazionale. Nelle ultime due edizioni dei campionati europei, infatti, abbiamo ottenuto due medaglie d’argento”.
Questo sport, nato in Inghilterra alla fine degli anni ’50, da una decina d’anni ha visto una progressiva espansione anche in Italia, tanto che nell’ultimo campionato erano in gara circa 80 squadre.
“I pony games, al di là dell’aspetto sportivo – spiega Jacques Cavé – hanno una grande finalità pedagogica: basati sul senso di squadra e sul gusto della competizione, consentono al bambino di aumentare l’autostima e acquisire autonomia, avvicinandosi al contempo alla natura. E il pony/cavallo diventa un maestro di vita e, grazie all’acquisizione di valori importanti, può rappresentare una scudo da alcool e droga, la peggiore minaccia per i ragazzi di oggi”.
E’ uno sport in cui il feeling cavaliere-cavallo è fondamentale ed è basato sul massimo rispetto dell’animale che impara a capire cosa deve fare e come deve comportarsi esclusivamente attraverso l’atteggiamento del cavaliere. Non sono previsti infatti né frustini, né speroni.
“Per ottenere buoni risultati in competizione sono indispensabili organizzazione, precisione, rispetto delle regole. E soprattutto – conclude Cavé – saper creare lo spirito di squadra, che significa saper accettare gli errori degli altri, saper vincere ma anche perdere insieme”.