La chiesa del S. Cuore colma all’inverosimile per l’addio a don Piero Borelli
Gremita all’inverosimile la chiesa del Sacro Cuore al Belvedere, lunedì mattina, per l’ultimo saluto a don Piero Borelli, tornato in città come parroco nel mese di settembre e stroncato da una patologia acuta, improvvisa nella prima mattina di sabato scorso, poco dopo le 8.
«Quando, dopo 22 anni, ci siamo ritrovati qui a settembre per ricominciare a lavorare insieme in questa comunità, non pensavo che mi sarebbe toccato, dopo breve tempo, separarmi in modo così tragico da lui». Con questa frase, interrotta a più riprese dalla commozione, don Stefano Colombo, direttore della casa salesiana del Belvedere ha ricordato il confratello scomparso, giunto a Vercelli con lui e con don Eugenio Scavarla (paroco dell’Isola e di Caresanablot). «Sabato mattina, dopo la meditazione e le lodi celebrate insieme e una breve colazione, siamo risaliti in camera: pochi minuti dopo ho trovato don Piero moribondo nella sua camera. A nulla sono valsi gli sforzi dei medici, accorsi prontamente, per far riprendere i battiti di quel cuore che, fino a pochi istanti prima, aveva amato e servito con dedizione il Signore e le persone a lui affidate».
Don Colombo ha quindi tracciato una sintetica biografia di don Borelli, nato nel 1942 a Fossano, dov’è stato anche sepolto nella tomba di famiglia. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di padre Enrico Masseroni, che ha presieduto la liturgia.
«Siamo un po’ tutti feriti da questo evento e ci chiediamo perché – ha esordito l’Arcivescovo – nella mia agenda ho segnato tre appuntamenti con don Piero: il giorno del suo ritorno a Vercelli come parroco del Belvedere in un clima di gioia, accompagnato da me; l’invito a condividere un’agape fraterna con la comunità; la celebrazione del secolo di presenza salesiana in città il 29 gennaio di quest’anno. Parlando con lui, ci siamo chiesti cosa vogliamo fare per i giovani qui in diocesi. Ora affido a lui questa domanda perché ci aiuti a trovare proposte concrete».