Condannato a 10 anni il padre che cercò di investire la figlia
I fatti risalenti al 15 marzo 2019 nel paese di Livorno Ferraris
Il Tribunale di Vercelli, nella mattinata odierna, giovedì 12 dicembre, ha emesso una sentenza di condanna a 10 anni di reclusione nei confronti di Elmostafa Hayan.
I fatti risalgono al primo pomeriggio del 15 marzo 2019 quando a Livorno Ferraris, in via Del Molino, si è verificato un sinistro stradale con l’investimento di un pedone. Ad intervenire tra i primi è stato un carabiniere in servizio alla stazione livornese bloccando l’investitore, rivelatosi poi essere il padre della vittima, ovvero una giovane 20enne che riportava ferite superficiali ad una gamba.
Accompagnati in caserma, la ragazza ha raccontato che da oltre 2 anni il padre la maltrattava poiché non accettava il suo modo di comportarsi in pubblico, era molto geloso, ma non per questioni religiose. I rapporti familiari con l’uomo, un cittadino marocchino 50enne, negli ultimi mesi si erano talmente limitati che i due non si parlavano e vivevano di fatto come “separati in casa”. Proprio il giorno dell’incidente la figlia doveva sostenere un colloquio di lavoro e il padre, con l’intenzione di controllarla, si era proposto di accompagnarla, ma lei aveva rifiutato di salire in macchina con lui.
L’uomo, per nulla dissuaso, ha così deciso di seguirla a breve distanza, cercando lungo la strada di invitarla a salire in auto ma, ad un certo punto, al suo ennesimo rifiuto, era andato su tutte le furie, tanto da accelerare improvvisamente la marcia, investendola. Solo la prontezza di riflessi ha permesso alla ragazza di scansarsi quel tanto da non essere colpita in pieno, venendo comunque scaraventata a terra e riportando delle lesioni superficiali.
L’uomo è stato arrestato dai Carabinieri di Livorno Ferraris con l’accusa di tentato omicidio, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Su disposizione del pubblico ministero della Procura della Repubblica di Vercelli è stato condotto in carcere. Oggi l’epilogo giudiziario della vicenda con la condanna a 10 anni di reclusione.
L’invito che viene rivolto alla comunità da parte dei Carabinieri è sempre quello di rivolgersi tempestivamente, ma con fiducia, alle forze dell’ordine per chiedere consiglio e aiuto, prima che le situazioni familiari degenerino in violenza poiché, se prese per tempo, possono essere talvolta risolte anche pacificamente attraverso un colloquio tra le parti alla presenza dei Carabinieri.