Il progetto “We take care” per aiutare le famiglie che assistono un proprio caro

A breve inizierà la formazione di personale curata da Enti professionali

Nella foto, da sin., Ketty Politi, Claudia Ranieri, Francesca Girola e Alessandro Coltro

Formare assistenti familiari e creare una rete capillare di sportelli capace di dare risposte concrete alle problematiche che ogni famiglia si trova ad affrontare nel momento in cui necessita di un aiuto nell’assistenza di un proprio caro. Il progetto “We take care”, con il Comune di Vercelli capofila e il coinvolgimento di una rete di attori del Vercellese e del Verbano-Cusio-Ossola, partito lo scorso anno, ora entra nella sua seconda fase.

«Questo progetto vuole affrontare e ridurre i problemi delle famiglie che devono occuparsi dell’assistenza di un proprio familiare – ha spiegato l’assessore comunale alle Politiche sociali, Ketty Politi, nella conferenza svoltasi quest’oggi, mercole 19 febbraio – “We take care” intende offrire una risposta concreta a tale necessità proponendo personale formato nell’ambito dell’assistenza alla persona e creare una rete di sportelli e servizi».

La fase due, pronta a partire, è quella che riguarda la formazione, rivolta alle persone che sono entrate far parte del progetto. Saranno due i corsi che partiranno: il primo a Villadossola, gestito dall’ente formativo “Formont”, il secondo a Vercelli, a cura di “Coverfop”. «Il percorso avrà la durata di 130 ore con materie specifiche per l’assistenza familiare – ha affermato Francesca Girola di “Coverfop” – Si tratteranno temi come l’igiene, l’ambito sanitario e il supporto psicologico».

Il progetto è finanziato dalla Regione Piemonte, in via sperimentale, per i prossimi due anni. «Questo progetto mira a tutelare le famiglie e le badanti stesse – ha puntualizzato Claudia Ranieri del Comune di Vercelli – Da un lato si permette alle famiglie di avere una risposta concreta e qualificata nell’assistenza di un proprio familiare, dall’altro si punta a regolarizzare un lavoro che troppo spesso rimane sommerso, con badanti che “lavorano” in nero, senza essere contrattualizzate».

Al termine della formazione ci sarà la fase tre: inizieranno, negli sportelli, le attività di “matching”. Le famiglie potranno avere i nominativi per scegliere il personale formato e consulenze contrattuali. Una parte importante, in questa fase, sarà svolta dagli operatori sociali dei consorzi che si occuperanno di accogliere le esigenze delle famiglie e di accompagnare le assistenti nel contesto familiare. Previsto anche un incentivo, circa 400 euro una tantum, alle famiglie che, facendone richiesta ai servizi del proprio territorio, abbiano le caratteristiche per poterne usufruire.

r.l.