Il ministro Speranza: «Ancora 48 ore per dare una stretta ulteriore»
Questa mattina, domenica 1 novembre, è in corso una nuova riunione con i rappresentanti di Regioni, Comuni e Province per definire nuove ed imminenti restrizioni
«La curva epidemiologica è ancora molto alta. Quel che mi preoccupa è il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà». Sono queste le dichiarazioni dal suono perentorio che il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha rilasciato in un’intervista al “Corriere della Sera” di oggi, domenica 1 novembre.
La preoccupazione nasce dal fatto che, nonostante alcune restrizioni come i coprifuoco regionali e gli appelli a limitare gli spostamenti, «c’è troppa gente in giro». Ecco, a suo avviso, la motivazione per cui «abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore».
Proprio in queste ore, intanto, è in corso di svolgimento una videoconferenza convocata dal Ministro per gli affari regionali, Francesco Boccia, insieme allo stesso Speranza, per un confronto diretto con i rappresentanti istituzionali delle Regioni, delle province (Upi) e dei Comuni (Anci). Tra questi segnaliamo anche la presenza del governatore del Piemonte, Alberto Cirio.
Allo “studio” sembrerebbe che ci sia la possibile decisione di limitare gli spostamenti tra Regioni, come già avvenuto nella scorsa primavera, se non per comprovate motivazioni.
«E purtroppo c’è bisogno di interventi forti anche in Lombardia, una delle aree del Paese che si trovano in condizioni peggiori – ha anticipato Roberto Speranza al “Corriere della Sera” – Sulla base dei dati del Comitato tecnico scientifico ci sediamo con il presidente Attilio Fontana e con il sindaco Giuseppe Sala e valutiamo le decisioni da prendere».
«Non è intangibile», è l’aggettivo che il Ministro della salute ha utilizzato per definire il mondo scolastico in questo momento di crescente preoccupazione sanitaria: «L’idea del Governo è sempre quella di non toccare le scuole. Vogliamo difenderle il più possibile, ma purtroppo dobbiamo farlo dentro il contesto di una epidemia».